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I FATTI DEL 2 GIUGNO

Baby gang, Gaiulli: «Verona come Peschiera, non è colpa di un sindaco: va piantato il seme della prevenzione»

Polizia in spiaggia in assetto antisommossa il 2 giugno a Peschiera
Polizia in spiaggia in assetto antisommossa il 2 giugno a Peschiera
Intervista a Orietta Gaiulli, sindaco di Peschiera

Le immagini della maxi rissa che il 2 giugno ha messo a ferro e fuoco il lungolago di Peschiera del Garda hanno fatto il giro del Paese. Per settimane le accuse, e le strumentalizzazioni, sono rimbalzate da una parte all’altra. Si cercava un capro espiatorio, qualcuno a cui dare la colpa di quelle scene di devastazione. Quello che è capitato pochi giorni fa a Verona, con l’esecuzione di 16 misure di custodia cautelare nei confronti di altrettanti giovani, la maggior parte minorenni, ha reso chiaro un fatto. La responsabilità non è di un primo cittadino, di un’amministrazione comunale. E’ un fenomeno molto più complesso e che richiede risposte altrettanto complesse. «Mi piace pensare che quello che è successo a Peschiera il 2 giugno possa essere trasformato in un esempio, che quello che per noi è stato drammatico diventi l’occasione per un confronto serio», dice il Sindaco di Peschiera del Garda Orietta Gaiulli. «Ormai, dopo quello che è successo a Verona ma anche a Jesolo e sulla Riviera Romagnola – prosegue Gaiulli - dovrebbe essere chiaro a tutti che quello delle baby gang non è un problema locale e che non è possibile attribuirne la responsabilità ad un sindaco o ad un’amministrazione comunale. Ognuno dia la connotazione che vuole a questi episodi, ma è chiaro che c’è un malessere che cresce e che esplode a macchia di leopardo».

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Gaiulli ha anche ben chiaro il modo con cui questo problema debba essere affrontato. Un modo complesso, che veda coinvolti tutti gli attori. Un modo che parli di repressione ma anche e soprattutto di prevenzione. «Nel 2001 -spiega- quando sono stata nominata assessore ai servizi sociali e alla pubblica istruzione, abbiamo piantato un piccolo seme che è cresciuto e che è diventato grande in questi vent’anni. Il seme era quello di un Progetto Giovani che ha sempre visto la scuola connessa con i Servizi Educativi del territorio, e gli educatori di strada attivi nel complesso lavoro di tutelare il disagio senza dimenticarsi mai di premiare l’agio. Abbiamo fatto un grandissimo lavoro e stanziato tanti fondi. I risultati li vediamo adesso, dopo vent’anni».

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«Quando avremo il nuovo governo -prosegue la prima cittadina- inviterò a Peschiera del Garda tutti quelli che sono interessati ad affrontare questo problema: ministri, sottosegretari, deputati, forze dell’ordine. Ci vogliono soldi, ci vogliono risorse e ci vuole formazione. Degli educatori, degli assistenti, delle forze dell’ordine. Quello che abbiamo fatto a Peschiera, sostenendo i ragazzi, aiutando le famiglie, è un lavoro sotterraneo. Non si vede se non quando da i suoi frutti. Ma i frutti alla fine li da. Tutti quelli che hanno la possibilità di intervenire devono farlo. Perché se non seminiamo adesso tra qualche anno sarà troppo tardi».

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