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«Attenzione, stagione critica»

Il bilancio è di un ferito grave. Comunque in salvo. La valanga, «lastroni» di neve pesante frantumatisi in blocchi dopo il distacco causato dal passaggio a monte di escursionisti, ha travolto uno scialpinista, ora ricoverato a Trento. L’ultimo bollettino di rischio, emesso dall’Arpav il 13 maggio, segnalava «grado 2», ovvero «moderato». «Ma è indispensabile, in questo periodo, la massima attenzione. La situazione sul Carega, parlando solo delle nostre montagne, non è stabilizzata», spiega Marco Vignola, vicedelegato vicario dell’XI Delegazione «Prealpi Venete» del Corpo nazionale di Soccorso alpino del Cai, di cui Verona è parte. Non più inverno ed è una strana primavera, questa, con cui fare i conti. «Di certo assistiamo a una stagione particolare, in cui si verificano ancora precipitazioni e la neve, riportata e lavorata dal vento crea accumuli», spiega. «Il rischio va valutato con la massima attenzione, sul posto e caso per caso, proprio perché non così evidente come lo può essere in inverno o in un’evoluzione stagionale cosiddetta “normale“». La primavera 2019, in alta montagna e sul Carega in particolare, è difficilmente decifrabile, almeno sulla base dei criteri di sicurezza consolidati. «È un momento, questo, in cui bisogna mettere in campo tutta la capacità individuale di valutazione “in loco“ e la sensibilità che deriva dall’esperienza nel considerare le condizioni e la praticabilità di una salita», commenta Roberto Morandi, a capo della stazione veronese del Cnsas-Cai, reduce dall’intervento di «bonifica» sul fronte, ampio, della valanga sul Carega. Un intervento che ha visto in campo 70 soccorritori dell’XI Delegazione. «Il manto nevoso ancora abbondante è pesante, “bagnato“. Va sicuramente evitato il passaggio in zone e su pendii a rischio nelle ore più calde». A fare la differenza, in primavera, è l’escursione termica più marcata tra le prime ore del mattino e quelle centrali. Se durante l’inverno pochi gradi di differenza non cambiano, normalmente, la stabilità del manto nevoso la situazione muta radicalmente quando, come accade in queste giornate, il divario è tra temperature notturne vicine allo zero che divengono però quasi estive (oltre i 20 gradi) nel centro della giornata. «Vale la pena sempre, ma in questo momento in particolare, di mettere in atto la strategia più classica, quella del “partire e tornare presto“. Valutando sempre e comunque sul posto la situazione, che può essere differente anche all’interno del medesimo comprensorio». Risale al febbraio 2010 l’ultimo incidente mortale causato da una valanga nel Veronese. Sul Baldo, in discesa da Tratto Spino, in un canalone, la slavina portò via le vite di Matteo Barzoi e Luca Carletto, ventenni entrambi. Si salvò, per grazia del destino, l’amico sedicenne Micael Benedetti. Marco Vignola, allora capostazione del Soccorso alpino veronese, ricorda bene l’intervento. «Storie che restano», riflette da soccorritore. «Ieri è andata, sicuramente, meglio. E sono soddisfatto della risposta coordinata ed efficace di tutte le squadre». Si allenano per salvare. Stagione dopo stagione. •

Paolo Mozzo

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