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Arrestato con sei chili di hashish «Mi spiace per ciò che ho fatto»

Una parte dei panetti di hashish trovata dagli agenti della Mobile
Una parte dei panetti di hashish trovata dagli agenti della Mobile
Una parte dei panetti di hashish trovata dagli agenti della Mobile
Una parte dei panetti di hashish trovata dagli agenti della Mobile

«Mi dispiace per quello che ho fatto». Rizvan Dibrani, residente a Nave, in provincia di Brescia, non ha detto altro due giorni fa davanti al gip Paola Vacca in sede di convalida dell’arresto. Eppure l’accusa formulata dalla procura non è di poco conto: detenzione a fine di spaccio di quasi sei chili di hashish del tipo Amnesia, trattata con eroina e sostanze chimiche. «Una sostanza molto pericolosa per i consumatori», hanno fatto sapere due giorni fa gli investigatori della Squadra mobile, artefici dell’operazione antidroga, conclusasi venerdì sulla Serenissima all’altezza di Peschiera. Il trentenne è stato arrestato venerdì 12 febbraio a bordo della sua Porsche Cayenne con sei chili di hashish, suddivisi in 57 panetti da un etto ciascuno e nascosti, sotto la ruota di scorta del bagagliaio. Il giovane aveva anche 310 euro nel portafoglio, ritenuto provento dello spaccio. Due giorni fa, si è svolta l’udienza di convalida davanti al gip Paola Vacca che al termine del (mancato) colloquio con Dibrani ha convalidato l’arresto e ha disposto per il trentenne la detenzione nella sua casa di Nave a Brescia con la moglie e due figli. Ha così alleviato la richiesta del pm, Eugenia Bertini che aveva chiesto, invece, la misura della custodia cautelare in carcere. Oltre a dispiacersi per ciò che ha fatto davanti al giudice, Dibrani non ha contribuito in alcun modo alle indagini a partire dalla provenienza di quel grosso quantitativo di droga. Tocca ora agli investigatori della Squadra mobile far piena luce su quei sei chili di hashish. Alla luce del grosso quantitativo di stupefacenti, il giudice Paola Vacca ritiene che «l’indagato è inserito e non certo a modesto livello», riporta l’ordinanza di convalida «nel circuito di movimentazione della droga». Un campanello d’allarme non indifferente per il gip tanto da farle ritenere che «il rischio di reiterazione criminosa appare assolutamente concreto ed attuale». Agli investigatori, toccherà ora ricostruire i contatti di Dibrani, cittadino italiano e agente di ecommerce come lui stesso ha dichiarato durante l’interrogatorio davanti al giudice Paola Vacca. Gli investigatori ritengono che al momento dell’arresto, il trentenne fosse in procinto di effettuare consegne della droga, trovata già confezionata nella sua Porsche. Il suo tenore di vita, inoltre, fa ritenere agli inquirenti che Dibrani sia dedito in maniera stabile all’attività di spaccio di sostanze stupefacenti dalla quale traeva la forma di sostentamento principale per mantenere lui e la sua famiglia. Alla luce del grosso quantitativo di stupefacenti, trovato dagli agenti della Squadra mobile, il bresciano, scrive il gip, non potrà poi beneficiare della sospensione della pena. •

G.CH.

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