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CAPRINO

Apre il Giardino di Casa Biasi È il regno di fiori e piante rare

Un vero «museo botanico» con cedri del Libano, 40 diverse varietà di camelie, rose verdi ortensie rampicanti e banani
I coniugi Biasi nel loro Giardino: da maggio sarà visitabile FOTO AMATO
I coniugi Biasi nel loro Giardino: da maggio sarà visitabile FOTO AMATO
I coniugi Biasi nel loro Giardino: da maggio sarà visitabile FOTO AMATO
I coniugi Biasi nel loro Giardino: da maggio sarà visitabile FOTO AMATO

Un mondo di fiori e piante, anche molte rare, cresciuto nei decenni intorno alla settecentesca Casa Biasi. Un piccolo paradiso botanico che, dal 1° maggio, sarà aperto al pubblico. Un regno che si estende per 16mila metri quadri su un terreno calcareo, tempestato di agrumi, camelie, ellebori, rose antiche e moderne, banani, palme e bambù e una serie di essenze quasi impossibile da enumerare.
È l'opera di Domenico Biasi, professore di reumatologia al Policlinico di Verona, e della moglie Cecilia Residori, anche lei medico in pensione. Condividono la stessa grande passione anche i figli Andrea e Claudia, lui laureato in interpretariato cinese ed inglese, lei in scienze dei beni culturali. «Siamo sempre stati appassionati di giardinaggio», spiega Biasi, aprendo il grande cancello di casa che porta nella corte, «il giardino attuale occupa parte dell'antico brolo ed è stato tracciato dal 1977 dai miei genitori, Mario e Luciana. Il rapporto degli spazi con la villa, le caratteristiche del terreno, l'esposizione al sole, l'evoluzione del gusto, hanno poi contribuito alla nascita di due entità distinte: il Parco Romantico ed il Giardino Mediterraneo». Ombroso il primo, inondato di luce l'altro. Continua Biasi: «L'uno ha la fisionomia dei parchi ottocenteschi, il secondo, portato avanti più tardi, cresce su un terreno arido, perché ghiaioso, formatosi in secoli di esondazioni del Progno Grande di Pesina che vi scorreva a ridosso».
Viaggiando all'estero per anni Domenico e Cecilia hanno affinato il gusto: «Affascinati da come, soprattutto in Francia, i giardini privati siano aperti al pubblico, abbiamo pensato di fare lo stesso col nostro. Abbiamo iniziato 2 anni fa con visite per associazioni per vedere come andava. Ci interessa divulgare la conoscenza botanica per cui la visita, guidata da noi, segue anche criteri didattici». Hanno così elaborato un sito www.giardinodicasabiasi.it con ogni dettaglio. Come precisa il medico, la visita inizia dal Parco Romantico ottocentesco, incentrato sulla antica scala che scende dalla sala centrale: «Ci sono grandi alberi, come cedri del Libano, tigli, platani, magnolie, tre diversi canneti, una collezione di oltre 40 camelie di diversa varietà, un'enorme quantità di ortensie tra cui la grande e rara Petiolaris rampicante. Quindi preziosi ellebori, piante erbacee perenni a fioritura invernale». E le rose, che a maggio sono un trionfo, antiche e moderne.
C'è poi la rotonda di tigli punteggiata di Iris japonica con una magnolia al centro. «Una particolarità sono i tanti piccoli giardini, ognuno con fisionomia propria, taluni ornati di statue o panchine, altri più semplici come il Giardino della Meditazione, giocato sui verdi dei bossi». Domina la penombra che, d'estate, ricorda un tunnel inondato di luce entrando nel Giardino Mediterraneo. «Nella parte alta c'è un piccolo oliveto con cipressi e oleandri». Imponente l'agrumeto: «Di chinotti, cedri, limoni, arance, pompelmi, calamondini». Molti gli arredi di ghisa, inglesi e francesi, che si ammirano dal belvedere come la Kiftsgate, esemplare della più grande rosa d'albero esistente, il campo da gioco per feste ed incontri, il Giardino Segreto. Oltre un arco tempestato di rose banksia altri giardini. «Il più grande è quello del chaparral così chiamato per il terreno arido tipico degli ambienti sudamericani». Ci sono poi la Stanza di Ester e l'Eremo. Una collezione da scoprire, dedicandoci almeno 2 ore, non perdendo di vista la rosa verde (Viridflora).
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Barbara Bertasi

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