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Al lago arrivano i primi tedeschi

Bagnanti a Lazise in una foto di alcuni anni fa
Bagnanti a Lazise in una foto di alcuni anni fa
Bagnanti a Lazise in una foto di alcuni anni fa
Bagnanti a Lazise in una foto di alcuni anni fa

L’apertura delle frontiere italiane ha portato l’arrivo dei primi turisti tedeschi sul lago di Garda. Sono stati loro a varcare l’ingresso del campeggio La Quercia di Lazise, che ha riaperto ieri. «Abbiamo avuto una decina di arrivi, tutti dalla Germania e uno da Bolzano», spiega il direttore Giancarlo Quintarelli. È un primo assaggio, ma le prenotazioni per i prossimi giorni fanno sperare: a ieri gli arrivi confermati nella struttura per il prossimo fine settimana erano circa sessanta, altri potrebbero aggiungersi «last minute». I numeri sono bassi rispetto a un inizio giugno normale, ma buoni considerando la fase di ripartenza. «Rispetto a due settimane fa le richieste sono aumentate: prima c’erano solo disdette, ora tornano le prenotazioni», prosegue Quintarelli. L’altra buona notizia è che gli stranieri stanno recependo bene le norme di contenimento del contagio ancora in vigore: termoscanner, distanziamento, obbligo di mascherina in luoghi chiusi o affollati all’aperto. «Mandiamo le linee guida al momento della prenotazione, non abbiamo notato resistenze. Sono misure attuabili, il nostro compito è far capire che qui la situazione è sotto controllo e gli accorgimenti da seguire sono attuabili senza difficoltà», aggiunge Quintarelli. L’arrivo dei vacanzieri tedeschi, spiega, è incentivato dal venir meno dell’obbligo della quarantena per chi entra in Germania dai Paesi europei, come confermato da alcuni clienti e sul sito dell’ambasciata italiana a Berlino (obbligo, si legge, che i Laender tedeschi potrebbero ripristinare «nei confronti di persone che entrino da Paesi o regioni in cui si registrino più di 50 nuovi casi di contagio su 100mila abitanti in 7 giorni»). Riscontri positivi arrivano anche dal Campeggio del Garda, che si estende tra Peschiera e Castelnuovo. Aperto dal 29 maggio, il ponte del 2 giugno ha portato «molti clienti da Verona e Vicenza, mentre oggi (ieri per chi legge, ndr) hanno cominciato ad arrivare i lombardi», spiega il titolare, Stefano Cesari: «Al momento i primi arrivi di stranieri sono previsti per metà giugno, vedendo il flusso di richieste sembra che luglio e agosto non saranno male con loro: abbiamo delle prenotazioni di clienti abituali che non hanno disdetto e cominciano ad arrivarne di nuove». L’opinione come imprenditore del settore è che si potrà recuperare con chi proviene da Germania, Svizzera e Austria (che per ora non riapre i confini con l’Italia, se non in funzione di «corridoio» per altri cittadini Ue: per l’inversione di rotta si dovrà attendere metà giugno, ma il governo austriaco non esclude una differenziazione su base regionale), mentre sarà più difficile vedere gli scandinavi e in particolare i danesi, fetta importante per il Garda. «Credo che avremo molti italiani», pronostica Cesari, «vediamo richieste di soggiorni lunghi da parte di lombardi e veneti: l’idea è che durante il lockdown molti lavoratori prima di essere messi in cassa integrazione abbiano dovuto smaltire giorni di ferie, per cui molti dovranno lavorare in agosto e manderanno al lago il resto della famiglia raggiungendola il fine settimana». Ottimista anche Giovanni Bernini, titolare del campeggio Du Parc di Lazise (che apre venerdì) e presidente di AssogardaCamping: «Non sarà mai una stagione come quella dello scorso anno, ma almeno la gente ha cominciato a chiedere informazioni e prenotare. Dobbiamo sperare nel bel tempo». La strada appare più in salita per il comparto alberghiero, come conferma Claudia Speri, titolare dell’hotel Al Fiore di Peschiera (che ha riaperto il 5 maggio) e presidente dell’associazione Alberghi e Campeggi di Peschiera e Castelnuovo. «Per il mese di giugno stiamo navigando a vista, arrivano prenotazioni ma la media è di due-tre stanze occupate al giorno. Luglio per ora è fermo, mentre si muove qualche richiesta per agosto», fa sapere. Difficoltà condivisa con altri hotel aperti (la maggioranza è però ancora chiusa, soprattutto nell’alto lago) e che secondo Speri potrebbe essere meglio affrontata facendo arrivare informazioni corrette oltralpe: «Invece c’è una gran confusione», osserva, «una cliente prima di prenotare mi ha chiesto se è vero che si può stare solo due ore al lago». Un ruolo importante sarà giocato dalla promozione turistica, in parte già partita con video sui social, in parte in corso di definizione in questi giorni con il coordinamento del Consorzio lago di Garda Veneto, Camera di Commercio e Regione Veneto. •

Katia Ferraro

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