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Il caso

Vigneti, sparisce da youtube la videoricerca degli studenti. Ed è scontro sulla biodiversità

Vigneti del Soave
Vigneti del Soave
Vigneti del Soave
Vigneti del Soave

Pubblicato su Youtube ma rimosso dopo 72 ore: è il destino del video di dodici minuti e trentasei secondi, nel quale alcuni studenti della quarta di meccanica dell'Isiss Luciano Dal Cero di San Bonifacio assieme al loro docente di lettere Simone Gianesini, puntano il dito contro la viticoltura industrializzata. Il video si intitola «Apocalypse wine» ed è nato come progetto extrascolastico per partecipare all'11° bando di concorso “Tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio linguistico e culturale veneto“ lanciato da Regione, Unione delle Pro loco del Veneto ed Ufficio scolastico regionale.
Pubblicato su Youtube il video ha fatto subito il pieno di visualizzazioni, condivisioni e commenti. L’effetto è stato dirompente. Tanto che dopo tre giorni e 4.200 visualizzazioni è stato rimosso dalla piattaforma perché il contenuto sarebbe stato ritenuto «non idoneo». Ma pochi giorni dopo il video documento è riapparso sulla piattaforma Vimeo ed stato diffuso anche via WhatsApp. Si tratta di un’analisi dai toni apocalittici delle conseguenze che la gestione del territorio avrebbe sul paesaggio tra Val d'Alpone e Val Tramigna quando a predominare è «l'innaturale geometria di enormi vigneti industriali» che diventa una «guerra alla biodiversità e al bene comune» in nome di una «teologia del vino».
Secondo gli studenti a farne le spese sarebbe il paesaggio, «opera d'arte diffusa che è di tutti» che verrebbe trasformato in un «nuovo paesaggio incongruo, a-culturale, antisociale». Le parole dei ragazzi vengono accompagnate da immagini girate anche con un drone.
Il video ha suscitato un acceso dibattito. A monte, come sostiene il professor Gianesini, «ci sono Pasolini, Zanzotto, Huizinga ed il Marchese di Condorcet, cioè il concetto di critica e l'esigenza di non usare termini diversi, territorio e paesaggio ad esempio, come sinonimi. Abbiamo scelto di criticare gestione e scelte di amministrazione e pianificazione del paesaggio per dimostrare che la scuola e lo sforzo intellettuale, se non interrogano sulla realtà e provano a cambiarla, perdono di senso».
Davanti all'effetto dirompente provocato dal video Gianesini non si scompone: «E quindi? Non dovevamo farlo? I ragazzi hanno esercitato il diritto di critica». Silvana Sartori, che da dirigente guida l'istituto, non entra nel merito: «Il docente ha lavorato in autonomia e solo lui conosce ideazione, contenuti e obiettivi del lavoro».
C’è chi smonta la tesi dei ragazzi come il docente universitario Mauro Agnoletti, consulente Fao e Unesco, che sottolinea come tirare in ballo quel concetto di biodiversità in questo contesto sia fuori luogo: «La biodiversità», dice, «è un tema ampio con tante declinazioni, l’Italia è infinitamente meno significativa dell’Amazzonia, in termini di numero di specie». A favore degli studenti si pone invece lo storico dell'arte, archeologo, già rettore della Normale di Pisa e presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali Salvatore Settis che parla di «video bellissimo, per i contenuti, il linguaggio, la passione e merita di girare moltissimo». La pensa così anche Marisa Velardita, presidente di Italia Nostra a Verona: «Il video sarà rilanciato in tutte le nostre 200 sedi nazionali perché gli studenti hanno posto il tema con coraggio e creatività». E i ragazzi? Spiegano di essersi «resi conto che si dà più peso a quello che dalla natura si può ricavare che alla natura stessa», così dice Alessandra Prete. Lorenzo Fragano pensa che «basta solo la diffusione del video a dimostrare che il tema è di interesse. Volevamo aprire la discussione, anche avvalendoci del diritto di insorgere definito da John Locke».

Paola Dalli Cani

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