<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
monteforte

Vigneti senza irrigazione nella «culla» del Soave, la soluzione in tre vecchi pozzi

Riunione pubblica molto affollata tra Consorzio di bonifica, amministratori e produttori. Due mesi di tempo per valutare la portata e i costi di riattivazione. L'impegno della Regione
Vigneti nell'Est veronese e l'affollata riunione a Monteforte (Pecora)
Vigneti nell'Est veronese e l'affollata riunione a Monteforte (Pecora)
Vigneti nell'Est veronese e l'affollata riunione a Monteforte (Pecora)
Vigneti nell'Est veronese e l'affollata riunione a Monteforte (Pecora)

La culla del Soave davanti al bivio: o si porta l’acqua in vigna, o si abbandonano i vigneti. Il problema è discusso da dieci anni ma questa, per risolvere il problema irriguo a Monteforte d’Alpone, potrebbe essere la volta buona. La soluzione è presto detta: riattivare, se ce ne saranno le condizioni, tre vecchi pozzi che storicamente alimentavano l’acquedotto e sono stati poi abbandonati.

Sono tutti in località Palustrello, sotto il Monte Riondo, e il Consorzio di bonifica Alta pianura veneta si è dato due mesi per verificarne portate e possibilità di riattivazione, valutare le superfici che potrebbero essere servite, capire se si possa anche ipotizzare un ampliamento, elaborare uno studio di fattibilità (con annessi costi).

A giudicare dall’affollamento l’altra sera, 16 marzo, al salone Barbaro del Palazzo Vescovile, dove di questo per iniziativa del delegato all’agricoltura Oriano Bertuzzi si è parlato, potrebbe essere la volta buona per partire, dato anche il 40% di produzione che si è persa lo scorso anno e che spiega le cantine vuote oggi e complice un andamento climatico che solo in pochi riescono ancora a ritenere ciclico.

Le richieste

«È il primo passo», hanno chiarito Bertuzzi ed il sindaco Roberto Costa, «e non la soluzione di tutti i problemi». Serve partire, e serve a maggior ragione nel paese italiano a più alta densità viticola (1.300 ettari vitati su 2.000 di territorio) «che, tuttavia, è l’unico comune senza un progetto di irrigazione». Serve, fa però eco tutto il mondo della produzione, «che anche qui arrivino i contributi riconosciuti altrove. Le spese che in passato non erano sostenibili, e che quasi per intero sarebbero state messe a carico delle aziende agricole, con produzioni in calo e costi di conduzione e gestione sempre più alti oggi sono addirittura impensabili».

Su questo tengono il punto sia il presidente del Consorzio del Soave Sandro Gini, che quello degli oltre 500 soci di Cantina di Monteforte Massimino Stizzoli, sia il presidente della Coldiretti montefortiana Massimo Ferrari: dietro le spalle anni di progetti spesso finiti in un niente perché a totale carico del mondo agricolo.

La Regione

Al tavolo c’era anche la Regione Veneto, col consigliere Enrico Corsi: «Se ne esce con determinazione, progetti, scelte: rivediamoci a giugno, preparate la lista degli interventi e degli investimenti fatti altrove, la mia disponibilità c’è, anche a far sedere al prossimo tavolo sia la Regione che il Governo».

Il punto dolente, come è sempre stato in questi anni, rimane però quello delle risorse: «I finanziamenti arrivano dal Mipaf, il Pnrr prometteva 800 milioni ma ne sono arrivati 330 e gli interventi ammessi sono su ciò che già esiste. Se c’è la volontà del territorio, possiamo attivare finanziamenti e mutui», ha spiegato il direttore Fazion, «con rate inserite nei canoni annuali. Se arrivassero finanziamenti si può procedere alla restituzione delle quote o all’approntamento di una cassa per far fronte al centro di costo che rappresenta un impianto».

II costi Così, a febbraio 2013 (cioè dieci anni dopo la prima maxi emergenza idrica e con quella dell’estate 2012 alle spalle), il Consorzio di bonifica intendeva finanziare un progetto di irrigazione per il quale erano stati iscritti 218 ettari e l’allora ministro all’agricoltura Mario Catania illustrava al mondo agricolo montefortiano l’idea di mini invasi: in entrambi i casi, però, non se ne fece nulla.

Da quell’emergenza nacque anche lo studio di fattibilità di Apv per tre pozzi che nelle località Montegrande, Castellaro e Sorte avrebbero dato risposta ad un centinaio di ettari nelle frazioni di Monteforte: costo di allora 1,5 milioni per la sola realizzazione delle reti. Il Consorzio l’ha aggiornato per averlo pronto all’aprirsi di linee di finanziamento: servirebbero 1,8 milioni. «Stiamo anche ragionando con le banche sui finanziamenti Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) o finanziamenti ponte ma va presa una decisione: è meglio avere l’acqua o accontentarsi di ciò che viene dal cielo?».

Paola Dalli Cani

Suggerimenti