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Il racconto

Viaggio a Vestenanova, il paese dove la destra ha preso più voti

Il 14 luglio del 1944 vi fu un eccidio con 14 morti e saccheggi. Raccontano i cittadini: "La memoria rimane, ma Fdl oggi non è post fascista"

Il passato passa, si dissolve, e per questo non è un criterio spendibile in campagna elettorale. Lo rivela il caso di Vestenanova, medaglia di bronzo della Resistenza, terra di lotta partigiana e di rappresaglie nazifasciste, che, a 78 anni dall'eccidio del 10 luglio 1944, alle elezioni politiche ha dirottato oltre il 78 per cento di voti sul centrodestra. I temi elettorali arroccati su fascismo e antifascismo, se avevano bisogno di una dimostrazione di non cogliere appieno le istanze reali della gente, l’hanno vista materializzarsi nelle urne. Neppure in un luogo dove il nazifascismo ha picchiato duro sulla popolazione si è radicato il timore di un «post fascismo» che sarebbe arrivato al Governo, tra l’altro, nel centenario della Marcia su Roma.

 

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L'eccidio del '44

Ultima propaggine lessinica veronese a ridosso del Vicentino, Vestenanova durante la guerra di Liberazione ha subito rastrellamenti, saccheggi, incendi nelle contrade, violenze e uccisioni fino all’eccidio del 10 luglio 1944 (quattordici le vittime, tra cui donne e bambini), ricordato sul monumento ai caduti collocato sotto la scuola elementare, che riepiloga i nomi dei morti in guerra e delle vittime di rappresaglia.

Un doloroso passato

È un passato doloroso, tramandato dai testimoni, custodito caramente e oggi cristallizzato nel Sentiero della Memoria, che si inerpica tra boschi verdi e dolci pendii. Eppure qui, paese di 2.500 anime, dove gli unici manifesti affissi ai tabelloni elettorali a fianco della chiesa sono quelli di Giorgia Meloni, per il 78,5 per cento si è votato a destra: oltre mille voti contro i 149 dati alla coalizione di centrosinistra. Perché? Ci si scorda il passato o solo si guarda avanti?

«La memoria qui è molto sentita. Semplicemente non credo che la destra di oggi sia post fascista», spiega il sindaco Stefano Presa, 57 anni, eletto in una civica. Lo riassume in un concetto, invece, Anna Bordon, 87 anni, nell’edicola in centro gestita dalla figlia, Emanuela Corradini, di 53: «I giovani non credono che abbiamo vissuto quello che raccontiamo». «Ho visto tanta violenza», continua, «eravamo bersagliati dai tedeschi. C’era pieno di partigiani. Nel mio paese, qui vicino, avevano chiuso la chiesa e sul campanile c’era un tedesco con la mitragliatrice che sparava». Ma non è tranchant sulla politica: «Credo solo che la gente abbia voluto cambiare. Noi lavoriamo molto, lo facciamo con piacere, ma si devono vedere anche i risultati e la politica, quindi, deve comportarsi meglio. Forse i cittadini sono solo stufi».

Voglia di cambiamento

Il passato, dunque, non è un criterio per le urne elettorali. Perlomeno non più della voglia di cambiamento che avverte l’edicolante («C’è chi è contento perché finalmente c’è una donna e chi ha voglia di cambiare») e anche Federica Dal Dosso, 33 anni, titolare di un bar pizzeria in piazza i cui nonni le hanno raccontato molto: la nonna non riusciva più a cucinare i gamberi di fosso perché durante la guerra un tedesco l’aveva costretta a farlo puntandole addosso un’arma; i nonni nascondevano i figli maschi perché non fossero rastrellati. E questo passato non conta più? «Tutt’altro. La memoria della guerra è molto sentita e il sentiero è apprezzato e ci sono i ricordi vivi dei nostri nonni», spiega. «Ma è il passato. Vestenanova non è fascista, è un paese accogliente, ospitale, c’è molta umanità. Piuttosto le persone sono in difficoltà e forse hanno visto in Fratelli d’Italia una speranza, non che domani il mondo cambi, ma che si argini la crisi. Questo è un paese di piccole aziende e imprese che soffrono».

Cosa pensano i cittadini

I cittadini qui conducono allevamenti - storici quelli di tacchini - o scollinano per lavorare nel settore dei marmi o della concia, coltivano ciliegie, fanno gli elettricisti e gli idraulici. E i migranti, dall’Est Europa o dal Nord Africa hanno imparato il dialetto. È un tessuto economico vario che chiede certezze.
Lo crede anche il parroco don Alessandro Scandola: «Vestenanova è contro la guerra e qui la storia è ferita, ma lo è stata dai tedeschi e anche dai partigiani. Tuttavia credo che la scelta elettorale sia stata guidata dalla voglia di cambiamento».

La memoria degli anziani

Questioni pratiche, insomma. E anche generazionali che segnano l’inesorabile destino della storia che prima o poi cade nell’oblio. «Gli anziani e i testimoni muoiono e certi temi non interessano più ai giovani», sostiene Roberto Santi, al bar con i fratelli Pasqualino e Roberta e l’anziana madre, Pasqualina Fedeli, 83 anni, tutt’altro che smemorata su quanto ha vissuto da bambina in contrada Murari, a Vestenavecchia: «A cinque anni vidi un uomo appeso a una pianta. Come si dimentica? Mio papà Adelino nascondeva i miei fratelli maschi in un buco sotto la carbonaia. Uno di loro fu ucciso dai tedeschi in ritirata. È un passato terribile che non scorderò mai». Sono anche i ricordi di Bordon originaria di San Giovanni Ilarione: «Ricordi forti, perché è stata lunga. Ne rivedo le immagini come fosse ieri». Ma la memoria anche qui sarà consegnata alla storia, alle lapidi, ai sentieri e a chi vorrà ancora far rivivere quelle vite, non fosse altro che per non svilirne la morte.

Maria Vittoria Adami

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