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Ultimo ritocco al ponte della Motta La parola «fine» dopo quasi vent’anni

Pochi si sono accorti che il ponte della Motta, al centro di accese polemiche per quasi vent’anni e inaugurato d’imperio dal sindaco Gianpaolo Provoli il 19 ottobre 2017, non è ancora finito. L’ultimo «tocco», come quello che completa le grandi opere d’arte, è in corso proprio in questi giorni e solo tra un mese si potrà porre la parola fine sull’intera vicenda. Si stanno infatti concludendo i lavori di rilevanza estetica del manufatto, quella che rappresenta la «cornice» dell’ottocentesco impalcato metallico, la cui elegante immagine strideva sullo sfondo grigio della spalla in cemento che sostiene il ponte sul lato sud. DICE L’ARCHITETTO Pierdomenico Mazza, autore del progetto di sollevamento del vecchio ponte: «Trattandosi di un’opera di interesse storico e protetta, il progetto approvato dalla Soprintendenza prevedeva che la spalla verso la piazza, in mattoni, sarebbe stata ripulita e rimasta tale e quale; invece quella opposta, per allargare la stretta dell’alveo dell’Alpone sarebbe stata demolita e ricostruita arretrata, in cemento, ma rivestita con dei mattoni vecchi, così da riportare lo stesso aspetto estetico precedente». «Purtroppo però», spiega,«al termine dei lavori avevamo esaurito i fondi. Allora siamo rimasti d’accordo con il Genio Civile che questo avrebbe provveduto al rivestimento del nudo cemento della spalla con i fondi che successivamente sarebbero arrivati dalla Regione riguardanti la sicurezza dell’Alpone. Il Genio Civile ha mantenuto la promessa e quindi adesso possiamo ultimare l’opera mantenendo l’impegno assunto con la Soprintendenza di rivestire sia le spalle del ponte che la sponda con questi mattoni vecchi; per i conci in marmo chiaro presenti bisognerà attendere che il tempo li invecchi con la sua patina». Questa pennellata finale di maquillage», conclude Mazza, «ci voleva: i lavori si concluderanno entro il mese di agosto. Allora potremo dire che il ponte della Motta, un’opera di cui mi sento orgoglioso, è finito». •

Gianni Bertagnin

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