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Turri dà battaglia sugli affitti dei beni demaniali

L’onorevole Roberto Turri davanti a Montecitorio, sede della Camera
L’onorevole Roberto Turri davanti a Montecitorio, sede della Camera
L’onorevole Roberto Turri davanti a Montecitorio, sede della Camera
L’onorevole Roberto Turri davanti a Montecitorio, sede della Camera

Lo Stato dimentica di trattenere dai trasferimenti ogni anno destinati al Comune di Roncà il canone di locazione di una porzione della ex base Logistica e ora, sebbene sia nel frattempo diventata proprietà del Comune, sembra essere pronto a chiedere il pagamento in unica soluzione di un arretrato che sfiora i 122 mila euro: se per un verso questa istanza di fatto consiglia il sindaco Lorenzo Ruggeroni di congelare l'avanzo di amministrazione (che ammonta a quasi 175 mila euro), dall'altro fa diventare un tema nazionale quello dei beni demaniali concessi in affitto prima che per essi si decidesse la cessione gratuita. Sul tema si incrociano due amministratori: il sindaco Lorenzo Ruggeroni, che teme di ricevere la richiesta di pagamento in unica soluzione. Poi c'è Roberto Turri: da sindaco aveva battagliato per dieci anni sul federalismo demaniale, aveva ottenuto la cessione onerosa di parte della ex Logistica dove dal 2014 è attivo il Monscleda daily care, poi ne aveva acquistata un'altra porzione e alla fine si era visto riconoscere l'attribuzione gratuita di tutto il resto del compendio dell'ex Aeronautica militare ricadente nel suo territorio. Oggi è vice sindaco ma, soprattutto, parlamentare della Lega ed è nella sua veste di deputato che ha presentato al presidente del Consiglio si ministri, al ministro dell'Economia e delle Finanze e al ministro dell'Interno una interrogazione a risposta scritta sul corto circuito innescatosi sui beni demaniali. «Può avere un senso chiedere agli enti pubblici di pagare la locazione per beni dei quali successivamente diventino proprietari nel caso in cui questi stessi enti pubblici conseguano una nuova entrata ma non se è l'ente territoriale a condurre gli immobili, lo fa dopo averci investito con progetti di valorizzazione, entrate non ce ne sono e non può alienarli» spiega Turri. Per questo il deputato ha costruito la sua interrogazione con cui chiede di escludere dal taglio dei trasferimenti gli enti pubblici che già pagavano il canone di locazione allo Stato quando non erano ancora proprietari dei beni poi arrivati con attribuzione gratuita. Era il 2010 quando un decreto legislativo individuò l'elenco dei beni attribuibili a titolo non oneroso agli enti pubblici: da quell'elenco erano escluse alcune parti dell'ex area Logistica. Il Comune si disse pronto a prenderne in locazione una porzione per consentirne il recupero finalizzato a scopo socio-sanitario: nel 2014 iniziò così la storia del Monscleda daily care che oggi è strutturato su centro diurno per anziani, centro occupazionale diurno per persone disabili, comunità alloggio psichiatrica, housing sociale, attività proprie di inserimento lavorativo che passano, giusto per fare qualche esempio, da un ristorante sociale, una lavanderia, una sartoria, un laboratorio della pasta fresca. Il canone di locazione pattuito era di 14.500 euro annui per 19 anni, cifra che lo Stato avrebbe dovuto togliere ogni anno dal totale dei trasferimenti destinati a Roncà. Nel 2015 il Comune diventò proprietario di tutte le superfici della ex Logistica (con una seconda parte acquistata e le aree rimanenti arrivate con attribuzione gratuita) ma ora, lo Stato, sembra essere pronto a chiedere che gli si paghi comunque e in unica soluzione l'affitto che lui stesso non ha incamerato a monte. •.

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