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Troppi sul treno, la gita è un’odissea

Una panoramica di piazza San Marco, Venezia
Una panoramica di piazza San Marco, Venezia
Una panoramica di piazza San Marco, Venezia
Una panoramica di piazza San Marco, Venezia

La gita a Venezia di un gruppo di amici dell’Est veronese si è trasformata la scorsa domenica in una costosa odissea. Hanno trascorso ore ed ore nelle stazioni perché non potevano salire su convogli che erano già saturi di viaggiatori ed alla fine, pur di tornare a casa, anche se ad un orario ben più tardo di quello che avevano previsto, hanno preso il taxi. «Avevamo preso dei biglietti validi su treni regionali, che non prevedono la prenotazione del posto, contando di partire alle 8.40 da San Bonifacio», racconta Silvia Rizzi, residente a Lavagno e di professione contabile. Il treno delle 8.40, però, alla stazione di San Bonifacio non si è nemmeno fermato perché era già pieno. «Hanno annunciato uno speciale, che non siamo riusciti a prendere, mentre dal convoglio delle 9.40 ci hanno fatto scendere, perché c’era già troppa gente sopra», continua la viaggiatrice. Solo alle 10,40, due ore dopo il previsto, il gruppo ha finalmente potuto mettersi in viaggio verso Venezia. La visita domenicale, nonostante tutto, ha preso inizio e, complice la buona giornata, si è anche svolta in maniera piacevole. Il problema del viaggio in treno si è però riproposto, in maniera se possibile ancora più fastidiosa, al ritorno. «Stiamo arrivati in stazione a Venezia prima delle 19, ma i treni diretti a Verona erano tutti pieni», continua Silvia Rizzi. «L’ultima corsa partiva dopo le 21.30, ma noi non ce la sentivamo di aspettarla. Se ci avessero lasciati anche in quel caso a terra», si chiede, «come avremmo fatto a tornare a casa?» Così i sei amici dell’Est veronese hanno deciso di affrontare quello che a loro appariva come il male minore. Hanno preso un treno locale che li ha portati a Padova e poi, dopo un’ora, un altro che arrivava a Vicenza. A quel punto, due di loro sono saliti un taxi e, spendendo 60 euro, sono arrivati a San Bonifacio. Lì hanno recuperato le loro auto con le quali sono tornati a Vicenza. Hanno ritrovato i loro amici e li hanno accompagnati a casa. «Alla fine siamo arrivati a mezzanotte e mezza», racconta la contabile. «Se mettiamo insieme il tempo dell’andata e del ritorno probabilmente saremmo arrivati in auto sino a Napoli, con tanto di pranzo in Toscana per la pausa», aggiunge la donna. Tutti se la prendono con quella che ioe non esitano a definire come una «disorganizzazione del servizio. Non possono far pagare i biglietti e poi lasciare a terra i viaggiatori; se i posti sono limitati allora devono fermare prima le vendite, facendo in modo che tutti possano viaggiare. Non si può nemmeno cedere il posto a sedere agli anziani, perché poi ti fanno scendere». •

Luca Fiorin

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