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Tre posti liberi nel reparto anti Covid

Paola Dalli Cani Area Covid anche all’ospedale Fracastoro di San Bonifacio: è quella dedicata a pazienti che, ad esempio, manifestino sintomatologia respiratoria sospetta in attesa di tampone, persone che hanno già fatto il tampone e abbisognano di assistenza e terapia Covid-associata in attesa di conoscerne l’esito, anziani in dimissione che per poter rientrare in struttura debbono sottoporsi a tampone per la verifica della negatività. La nuova area è stata ricavata utilizzando i posti letto del modulo Week surgery, già da una decina di giorni, utilizzata a questo scopo dopo la sospensione di tutta l’attività procrastinabile, integrati da quelli derivanti dallo «svuotamento» di due dei quattro moduli dell’Area omogenea. All’attività ordinaria, cioè l’urgenza e la non differibile, sono dunque riservati ora due moduli dell’Area omogenea dove sono stati trasferiti i pochi pazienti ordinari ancora ricoverati. Parliamo complessivamente di 46 posti: a ieri pomeriggio ce n’erano soltanto tre liberi con undici positività complessive già accertate. La riorganizzazione degli ultimi giorni va ad aggiungersi all’estensione dell’area di terapia intensiva che ha coinvolto anche una sala operatoria. «Abbiamo dovuto correre, con disposizioni che venivano date al mattino e in tanti casi al pomeriggio cambiavano, e questo ha creato un notevole stress. La preoccupazione c’è eccome», riconosce Ivano Dal Dosso, specialista in chirurgia generale al Fracastoro che è segretario aziendale dell’Anaao Assomed (l’associazione dei medici dirigenti) per l’Ulss 9 Scaligera, «e si spiega con questo continuo avvicendarsi di disposizioni, la sensazione di essere sempre a corto coi dispositivi di protezione, la frustrazione legata al timore che a fronte di tutto quello che si sta facendo il risultato che si otterrà non sarà quello atteso». Tante sono le criticità sul tavolo, e di questo ieri i sindacati dei medici hanno parlato in occasione di una videoconferenza con la direzione generale dell’Ulss 9 Scaligera: «La maratona è appena partita e sarà lunga. Per questo abbiamo messo come punto fermo il fatto che si possa anche derogare dal rispetto del monte ore settimanale ma non sul riposo. Medici, infermieri e operatori socio sanitari devono essere salvaguardati a livello psicologico, perché la pressione in area Covid è altissima, e non solo fisico». Sul piano operativo, a pesare ci sono anche altre preoccupazioni, in primis la salvaguardia degli operatori: «A raccogliere gli sfoghi nelle corsie c’è una preoccupazione fortissima. La carenza di dispositivi di protezione c’è, è riconosciuta da tutti: siamo sempre un po’ al limite ma quando servono arrivano. È anche vero, però, che a chiunque si chieda se si sia esposto a manovre di contagio senza dispositivi adeguati ci si sente rispondere no. Diciamo che siamo al minimo sindacale quanto a dotazioni», evidenzia Dal Dosso, «il che non significa che non si possa fare di più. Sui dispositivi di potezione Al momento ci è stato preannunciato l’arrivo di una grossa fornitura». Non è un giorno che al Fracastoro vengono gestiti nei diversi reparti pazienti Covid-positivi e ci sono medici che hanno chiesto di fare il tampone, lo hanno effettuato, ma attendono da giorni, esattamente come tanti pazienti, il risultato: «È un problema enorme perché il numero di tamponi nell’ultimo periodo ha avuto un aumento esponenziale e ce ne sono tanti in giacenza. Villafranca, a quanto ci è stato annunciato», spiega Dal Dosso, «partirà con la refertazione entro la fine della prossima settimana mentre per San Bonifacio non se ne parla prima di dieci giorni». «Due cose sono certe quanto ai tamponi», spiega. «La priorità viene data al personale degli ospedali e in caso di positività senza sintomi scatta la quarantena a casa». E se i numeri dei positivi fossero elevati? «Sarà una interessante valutazione da fare», si limita a dire Dal Dosso. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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