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Le storie

I quattro amici e la gita a Verona: «Erano bravi e pieni di progetti»

Domenica erano diretti all’Adigeo, poi l’uscita di strada fatale con tre vittime e un superstite. Erano tutti di Monteforte d’Alpone
Il luogo del tragico incidente e, a destra, le tre giovani vittime
Il luogo del tragico incidente e, a destra, le tre giovani vittime
Il luogo del tragico incidente e, a destra, le tre giovani vittime
Il luogo del tragico incidente e, a destra, le tre giovani vittime

Amritpal tutto lavoro, palestra e il sogno di una casa tutta per sé, Balpareet studentessa modello con la passione per i viaggi, Vishal che sognava un lavoro nel settore informatico per aiutare la sua famiglia e realizzare i suoi sogni: abitavano a Monteforte d’Alpone e avevano, rispettivamente, 18, 16 e 19 anni i tre ragazzi che hanno lasciato la leggerezza della loro età e un futuro tutto da scrivere sul fondo del torrente Alpone, domenica pomeriggio a Veronella.

 

Veronella, il luogo della tragedia (video Dienne)

 

Amritpal , la palestra e il sogno di una casa tutta sua

Amritpal Singh e Balpareet Kaur erano fratelli: lui il quarto di sei, lei la penultima. Abitavano a Monteforte, nell’est della provincia di Verona, dal 2008. Un paese con una forte componente di cittadini di origine indiana (vedi articolo in basso). «Per mio fratello», diceva ieri Nirmalsit, fratello maggiore di 24 anni, «oggi sarebbe stato il primo giorno di un nuovo lavoro. La sua passione? La palestra».

Si era qualificato l’anno scorso operatore meccanico ad indirizzo industriale al Centro di formazione professionale San Gaetano di San Bonifacio. «Era partito tre anni prima con difficoltà molto pesanti ma anche con competenze: all’inizio non era propositivo», racconta Roberta Tassoni, sua docente, «ma poi è cresciuto tantissimo, come persona e come studente concludendo uno stage con ottimi risultati e trovando subito lavoro. Non aveva interrotto il rapporto con la scuola, eravamo ancora in contatto e mi aveva confidato la sua intenzione di comprare casa, forse lo aveva già fatto: mi aveva detto che voleva imparare a essere autonomo».

 

Balpareet e la leggerezza dei 16 anni

Balpareet era bella da togliere il fiato coi suoi 16 anni raccontati dalla foto che proprio Nirmalsit ha voluto consegnarci: «Era una ragazzina simpatica, appassionata di viaggi. Con Vishal tutti e tre erano i migliori amici». Balpareet frequentava l’Istituto di istruzione superiore Sartori di Lonigo, dove ieri nessuno voleva dir nulla in attesa di una notizia ufficiale, da parte della famiglia o dalle forze dell’ordine: solo questo può far accettare l’idea che quel banco rimarrà vuoto.

«La ricordo come una ragazzina sveglia, aperta, frizzante», dice l’insegnante Maria Grazia Cavazza, che l’ha vista crescere alla scuola primaria, «e a quelle difficoltà che più avanti la fermarono un anno alla scuola media era stata capace di rispondere comprendendo che era stato fatto per lei, per darle il tempo di maturare. Era cresciuta molto, affettuosa e collaborativa, merito anche della mamma, anche nel caso di Amritpal, sempre disponibile nonostante le difficoltà linguistiche».

 

Vishal che sognava di fare l'informatico

Mamma che è stata al centro anche della storia scolastica di Vishal Klair. Anche lui con la famiglia, viveva a Monteforte in via Dante, a settembre avrebbe compiuto 20 anni. «Famiglia molto semplice la sua, disponibilissima: Vishal si faceva voler bene», lo ricorda Maria Ferraretto, sua insegnante. La scuola, l’Istituto comprensivo di Monteforte, è stata l’istituzione che più è stata vicina a queste due famiglie negli anni difficili dell’ambientamento col paese: «Sono bravissime persone, il papà un uomo straordinario, lavoratore instancabile e con una grandissima dignità», diceva Veronica giungendo nella corte di via Dante assieme al marito per stringersi al vicino di casa. Anche qui lo stesso mestissimo pellegrinaggio di via Borgo Trieste.

Poco dopo fa capolino anche un bambino: «Mi dispiace tanto», dice col visetto buio, e abbraccia Harman. Si chiama così il fratellino tredicenne di Vishal: è lui a raccontarci del fratello maggiore, «che crescendo mi aveva un po’ lasciato perdere ma col quale condividevo la passione per le macchine, quelle elaborate».

Papà è nella corte, stravolto: è toccato a lui riconoscere sotto un lenzuolo bianco il volto di suo figlio. La mamma, come in via Borgo Trieste, è chiusa in casa, ostaggio di un dolore indicibile. E allora tocca ad Harman farsi coraggio e farsi uomo, anche se un po’ più piccolo: «Mio fratello si era diplomato l’anno scorso all’Isiss Dal Cero. Con Amritpal e Balpareet si erano conosciuti alle elementari ed erano diventati inseparabili.

Sognava di fare l’informatico ma si era adattato ad un altro lavoro: lo trovava noioso», raccontava ieri il piccolo Harman, «ma era il primo che aveva trovato e aveva subito accettato perché voleva aiutare la famiglia. I suoi sogni li avrebbe realizzati più avanti». Che non intendesse proseguire gli studi lo aveva detto anche a Vanni Tirapelle, suo docente e coordinatore della quinta C che a giugno ha diplomato i tecnici di informatica e telecomunicazioni ad articolazione informatica: «Era l’unica cosa che per lui era chiara, sarebbe andato a lavorare. Ragazzo tranquillo, solare, era molto ben integrato in una classe molto molto positiva».

Scorre le foto che ha nel telefono Harman: c’è anche quella di suo fratello davanti al suo orgoglio, la Peugeot 206 argento che l’ha tradito in una domenica pomeriggio di pioggia. Una fitta al cuore, il pianto trattenuto a stento che si scioglie nell’abbraccio col suo montefortianissimo compagno di scuola: come lui, le cui radici affondano in una terra lontana oltre l’oceano. Stando alla famiglia dei due fratelli, la preghiera di esequie si svolgerà al centro Guru Nanak di San Bonifacio una volta concesso il nulla osta da parte dell’autorità giudiziaria: le ceneri dei ragazzi, come comanda il rito Sikh, quasi certamente torneranno in India.

Paola Dalli Cani

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