<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Sventola la bandiera di Salò

La bandiera della Repubblica sociale di Salò sulla corte agricola di Volon di Zevio FOTO DIENNE
La bandiera della Repubblica sociale di Salò sulla corte agricola di Volon di Zevio FOTO DIENNE
La bandiera della Repubblica sociale di Salò sulla corte agricola di Volon di Zevio FOTO DIENNE
La bandiera della Repubblica sociale di Salò sulla corte agricola di Volon di Zevio FOTO DIENNE

Una bandiera della Repubblica sociale italiana sventola da qualche giorno in una corte agricola di Volon, lungo la provinciale dell'Adige e del Tartaro che porta a Palù. La segnalazione è arrivata all’Arena, via web, da un lettore. Il tricolore con l'aquila ad ali spiegate, e tra gli artigli il fascio simbolo della Repubblica di Salò, svetta sulla cima di una lunga canna di bambù. La vista del vessillo con al centro il rapace simbolo di molte legioni dell'impero romano fa compiere un salto indietro nel tempo. A quando Mussolini dopo la caduta del fascismo instaurò la Repubblica di Salò nel Nord Italia occupato dai nazisti. Per questioni di natura giuridica, da taluni storici questo governo fu ritenuto «insurrezionale», altri lo considerarono «fantoccio». Dopo tante crudeltà, morti e devastazioni, tedeschi e repubblichini vennero definitivamente sconfitti dagli alleati e dalla Resistenza e la gioia esplose in tutto il Paese al ritmo del «boogie boogie» portato dai soldati a stelle e strisce. Ma la bandiera issata nella corte agricola di Volon, ci si chiede, è una provocazione, una presa di posizione politica o cos'altro ancora? Premesso che corre il rischio di essere denunciato per apologia di fascismo, il proprietario della corte agricola si giustifica così: «Ho sempre tenuto esposto il tricolore. La precedente bandiera, ormai consunta, si era rotta, così ne ho appeso un'altra che tenevo in casa, alla quale sono molto legato: la comprò mio padre poco prima di morire». Nessun collegamento politico, quindi? «Assolutamente no», aggiunge l'uomo. «Ciò che conta è tenere alto il tricolore dell'Italia. Al centro della bandiera può esserci qualsiasi cosa. Godiamo della libertà ed è meglio concentrarsi sugli spacciatori di droga o sugli stupratori, piuttosto che su cose di nessun rilievo pratico». L'uomo prosegue bacchettando il segnalatore della presenza del vessillo con lo stemma della Repubblica sociale italiana: «Se a qualcuno non è piaciuta l'esposizione della bandiera, venga a dirmelo in faccia oppure quando passa davanti a casa mia si giri da un'altra parte. Personalmente non vado a sindacare in casa altrui. La bandiera, in definitiva, è stata comprata fatta, e se c'è qualcosa che stona ci si rivolga a quelli che l'hanno fatta». Su Internet parecchi mettono in vendita la bandiera della Rsi, compreso un paio di siti che furoreggiano nel commercio elettronico. Stante alla cronaca, poi, non sono rari quanti scientemente o per ingenuità (ignorando che potrebbero essere denunciati per apologia del fascismo), espongono sul balcone di casa il tricolore caro a Mussolini. Il 25 aprile scorso, festa della Liberazione, la bandiera con l'aquila e il fascio simbolo della Rsi fu issata addirittura su uno dei pali del piazzale Bentegodi, vicino allo stadio che più volte è stato teatro di vessili, striscioni e cori di una tifoseria, quella del Verona, conosciuta in tutta Italia per la matrice di destra. Il sindaco Diego Ruzza è in ferie. Risponde il suo vice Gabriele Bottacini: «Può essere che si tratti di una goliardata. Ovvio però che non bisogna far finta di nulla, per non banalizzare un'importante periodo storico. Personalmente sono contrario all'esposizione della bandiera: il gesto rischia di esasperare rivalità ideologiche quando sarebbe più opportuno concentrarsi sui problemi d'attualità delle parsone. Tanti in questo momento». Bottacini prosegue dichiarando di essersi sempre dichiarato antifascista. Tanto da essersi assentato al momento del voto in giunta sulla delibera che ha intitolato una nuova via del capoluogo a Giorgio Almirante, storico leader del Movimento sociale italiano. Il motivo? Riteneva l'intitolazione divisiva. •

Piero Taddei

Suggerimenti