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L'intervista a Cristiano Torreggiani

Sulle strade di Dante: Ravenna-Firenze e ritorno. «Ma ho già voglia di ripartire»

Cristiano Torreggiani
Cristiano Torreggiani
Cristiano Torreggiani
Cristiano Torreggiani

Alla fine ce l'ha fatta. «E senza neanche mezza vescica!», ride. 422 chilometri, 16 mila metri di dislivello (più di quanti se ne aspettava) e anche un bel po' di pioggia come compagna di viaggio: in 18 giorni il mezzanese Cristiano Torreggiani ha completato il Cammino di Dante, a piedi da Ravenna a Firenze e ritorno.

Abituato ai cammini di più giorni, questo è stato il più lungo affrontato nella sua vita. Avevamo incontrato alla partenza il 52enne operatore sanitario di San Bonifacio, lo ritroviamo dopo la sua «impresa», quasi dispiaciuto che sia già finita.

 

Ma c'è stato un momento in cui ha pensato «E chi me l'ha fatto fare?»?

Una sola volta, ma sì. Proprio arrivando a Firenze, da Pontassieve. Era la tappa più lunga, 34 chilometri, e ha piovuto dall'inizio alla fine. Ho provato a seguire il sentiero segnato nel bosco, ma c'era troppo fango e in pochi metri ho piantato due volte il naso per terra. Così mi sono messo a camminare sulla statale, con i camion a fianco che alzavano altra acqua. Per fortuna ogni tanto c'era un baretto per fermarsi. E alla fine ce l'ho fatta....

E il momento più bello?

Sugli Appennini, al ritorno, vedevi tutta l'Emilia e all'orizzonte l'Adriatico.

Ma i chilometri non dovevano essere 400? Perché 422 alla fine?

Una sera la signora del posto dove avrei dovuto dormire stava male, e ho dovuto allungare una tappa. E poi un altro giorno ho fatto una deviazione per il castello di Poppi, dove Dante ha soggiornato durante l'esilio.

Ecco, Dante. Quanto è stato presente durante questo viaggio?

Moltissimo. Lungo il tragitto erano presenti moltissime bacheche che ricordavano lui e le sue opere. E poi cammin facendo ho imparato tre terzine, che avrei dovuto recitare ai membri dell'associazione al mio ritorno a Ravenna.

Quali?

Una del Purgatorio e una dell'Inferno. E poi ovviamente l'inizio: Nel mezzo del cammin di nostra vita...

Durante il tragitto nessun Virgilio ad accompagnarla?

Per tre tappe mi hanno accompagnato Patrizia, Michela e Flavio, due colleghe e il compagno di una di loro.

Nei restanti 15 giorni ha sofferto di solitudine?

Per nulla. E poi in giro ho trovato gentilezza e disponibilità. Mi lasciavano le chiavi del bed and breakfast: "Lascia i soldi su quel tavolo quando riparti", mi dicevano. Una trattoria addirittura ha aperto solo per me.

Consiglierebbe a qualcun altro di intraprendere questo cammino?

Sì. È segnato molto bene. E l'associazione che lo gestisce, con il presidente Oliviero Resta, mi ha regalato una grandissima accoglienza, quasi inaspettata: mi hanno persino chiesto di fargli da testimonial al prossimo Vinitaly, al quale saranno presenti.

Finito il Cammino di Dante, è ora di riposarsi?

Macché. A settembre ho in programma il cammino di Carlo Magno, cento chilometri dal lago d'Iseo a Ponte di Legno....

 

 

Riccardo Verzè

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