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Furti al Fracastoro di San Bonifacio

Simulano una furiosa lite al pronto soccorso e il complice svuota i portafogli degli operatori

De Pasquale, Cgil: «Va garantita serenità a chi lavora. Chiesto l’armadietto, mai arrivato»
Il pronto soccorso di San Bonifacio. Nel reparto di emergenza del Fracastoro nel tempo non sono mancate anche aggressioni al personale
Il pronto soccorso di San Bonifacio. Nel reparto di emergenza del Fracastoro nel tempo non sono mancate anche aggressioni al personale
Il pronto soccorso di San Bonifacio. Nel reparto di emergenza del Fracastoro nel tempo non sono mancate anche aggressioni al personale
Il pronto soccorso di San Bonifacio. Nel reparto di emergenza del Fracastoro nel tempo non sono mancate anche aggressioni al personale

Doppio furto consumato e un terzo tentato: gli episodi accaduti al pronto soccorso dell’ospedale Fracastoro di San Bonifacio riaccendono il faro sulla sicurezza degli operatori sanitari in servizio nel presidio permanente dell’emergenza-urgenza. A chiedere all’Ulss 9 Scaligera misure finalizzate a «garantire la giusta serenità a chi opera in tale contesto» ma anche se sia stato «segnalato tale episodio all’autorità giudiziaria competente» è Antonio De Pasquale, segretario generale funzione pubblica di Cgil Verona che si è fatto carico di quanto denunciato dagli operatori sanitari. Alla richiesta, l’Ulss, attraverso l’ufficio stampa, risponde che «almeno uno degli operatori coinvolti si è recato dai carabinieri per denunciare l’accaduto (l’Azienda non sporge denuncia in caso di furto e danni a beni personali)». 

Quel che è successo nella notte tra venerdì e sabato scorso lo raccontano alcuni degli operatori in servizio: «Nella camera calda del pronto soccorso, già registrate, sottoposte a tampone e in attesa di chiamata, c’erano tra gli utenti anche tre persone di nazionalità straniera. A un certo punto tra due di loro si è accesa una furiosa discussione: dal momento in cui una persona varca la soglia del pronto soccorso è sotto la nostra responsabilità e siamo intervenuti a salvaguardia delle persone in attesa riportando la situazione alla calma. Poco dopo, però», raccontano i sanitari, «uno degli operatori intervenuti ha scoperto che il suo portafoglio, depositato all’interno del pronto soccorso, era stato svuotato mentre ad un’altra collega è sparito il telefono cellulare. Una terza operatrice, spostatasi nella stanza riservata agli autisti che funge anche da punto di appoggio per qualche effetto personale, ha sorpreso un uomo intento a frugare nella sua borsa. L’ha richiamato ad alta voce attirando così l’attenzione di altri colleghi che l’hanno visto allontanarsi prima di raggiungerlo». 

Facile intuire il disagio degli operatori sanitari arrivati alla conclusione che il battibecco sia stato simulato proprio per distrarli e offrire campo libero al ladro: «Il problema della sicurezza in pronto soccorso, soprattutto di notte quando abbiamo in media 20-25 persone in attesa, è noto ma siamo comunque al punto di partenza. Anche la richiesta di un blocco minimo di armadietti dove i lavoratori in turno possano custodire i propri oggetti personali non ha avuto risposta e non si è più saputo nulla nemmeno del progetto di riorganizzazione degli spazi interni del pronto soccorso pensata già qualche anno fa anche per garantire maggiore sicurezza». Fin qui il fatto, seguito dalla segnalazione alle forze dell’ordine che avrebbero individuato tra le persone protagoniste almeno un soggetto noto. 

Per De Pasquale risulta «inammissibile che il personale, impegnato giorno e notte con grande spirito di abnegazione nella cura e nell’assistenza dei numerosi pazienti che affollano la struttura, debba subire un simile trattamento. Tutto il personale è emotivamente scosso per l’episodio». Il rappresentante sindacale chiede che i lavoratori, a suo dire sempre più esposti ad aggressioni, siano tutelati: una sola guardia giurata, in stazionamento all’ingresso dell’ospedale (sul lato opposto) e deputata al controllo dinamico interno dell’edificio, non basta. 

Dal punto di vista della tutela, le organizzazioni sindacali e la stessa Società italiana di medicina di urgenza-emergenza ha più volte chiesto che le aziende sanitarie adottino dei protocolli attraverso i quali, in virtù di procedure codificate, l’aggressione a sanitari nell’esercizio delle proprie funzioni venga gestito a livello aziendale e non demandata all’iniziativa di autotutela dei singoli. 
L’Ulss «in seguito allo spiacevole episodio», comunica che «gli operatori del pronto soccorso hanno interpellato l’Ufficio tecnico per una modifica dei percorsi interni, individuando una stanza dove il personale potrà depositare gli effetti personali». 

Paola Dalli Cani

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