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Silvia, come rinascere dopo tre anni di stalking

Silvia Palmerini, 22 anni: è riuscita a sconfiggere il suo stalker
Silvia Palmerini, 22 anni: è riuscita a sconfiggere il suo stalker
Silvia Palmerini, 22 anni: è riuscita a sconfiggere il suo stalker
Silvia Palmerini, 22 anni: è riuscita a sconfiggere il suo stalker

Sarà a Illasi, questa sera (venerdì 9) alle 20.30, al Giardino musicale di piazza Sprea a parlare della sua storia, La Storia di Silvia. Tre anni tra stalking e rinascita. L’incontro è organizzato dalla biblioteca Alberto Trabucchi, in occasione del mese della donna e Silvia Palmerini, 22 anni, di Thiene, ripercorrerà le tappe di una vicenda che l’ha vista dolorosamente protagonista già all’età di 15 anni, perseguitata da un diciottenne vicino di casa. Il ragazzo voleva a tutti i costi che lei fosse la sua fidanzata: nonostante i chiari rifiuti di Silvia dopo i primi due incontri avuti con lui e decisa a non far proseguire una relazione in pratica mai nata. Paura ad affrontare lo stesso percorso per andare a scuola, paura ad alzare il telefono perché di nuovo, di giorno e di notte, era sempre lui, anche con cento telefonate e messaggi di giorno e di notte. Denunce, sentenze, vigilanza dei carabinieri e della famiglia, se tenevano lo stalker lontano dalla porta di casa non riuscivano a cancellarlo dalla mente di Silvia. Da adolescente non è facile vivere nella paura, farsi scortare da parenti e amici in ogni posto dove devi andare, perfino in parrocchia dove Silvia fa l’animatrice, ma è questa catena di solidarietà e attenzione che le salva la vita, prima della terza denuncia e del provvedimento del tribunale che obbliga il ragazzo a una misura cautelare e lo segnala come stalker. Potrebbe essere una favola a lieto fine, ma i percorsi non sono sempre così semplici e lineari: Silvia, è costretta a trasferirsi lontano, dalla famiglia e dal suo persecutore, si iscrive a Bologna a Scienze della comunicazione e prepara una tesi di laurea sul linguaggio semiotico, studiando una campagna pubblicitaria che si proponeva di educare alla prevenzione della violenza di genere. Manifesti affissi in tutte le città con volti di ragazze che lasciavano sospesa una frase («Quando torno a casa vorrei...», oppure «Quando cammino per strada mi piacerebbe…») erano stati imbrattati da frasi oscene o per lo più sessiste. Da lì era partita la sua ricerca per capire alla luce della sua esperienza, cosa spingesse gli uomini, anche suoi coetanei, ad avere così tanti pregiudizi, a rifiutare la diversità, a imporsi con la violenza. Alla commissione di laurea, che si è complimentata per il suo lavoro, Silvia ha spiegato come il suo impegno contro la violenza sulle donne nasca dalla voglia di aiutare tante altre ragazze che rischiano di vedersi sgretolare la vita. Oggi è questo anche il suo impegno: portare in giro la sua testimonianza, mettendo la faccia di una ragazza che ha avuto paura, ma ha anche imparato a ribellarsi e vincere, partendo dal rispetto dell’altro e dal rifiuto di stereotipi. •

Vittorio Zambaldo

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