<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Vestananova

Schiuma e reflui nell’Alpone: indice puntato su un'azienda di pellami

La schiuma che scendeva da un corso d’acqua che poi finiva nell’Alpone
La schiuma che scendeva da un corso d’acqua che poi finiva nell’Alpone
La schiuma che scendeva da un corso d’acqua che poi finiva nell’Alpone
La schiuma che scendeva da un corso d’acqua che poi finiva nell’Alpone

Reflui di lavorazione oltre i limiti a causa del malfunzionamento del depuratore: questa, secondo gli accertamenti compiuti dai tecnici veronesi dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpav), è stata la causa di un doppio fenomeno che per un paio di settimane in molti hanno osservato nelle acque dell’Alpone.

 

L’allarme, lo scorso 7 marzo, era stato lanciato dai pescatori alle prese con le lenze nella prima giornata della stagione della pesca ma anche da alcuni passanti: a monte, e cioè a Vestenanova, l’acqua di una piccola roggia appariva colorata di rosso mentre scendendo a valle, tanto a San Giovanni Ilarione quanto a Montecchia, l’acqua dell’Alpone risultava arricchita da strana e in alcune occasioni abbondante schiuma bianca.

 

Era partito così l’allarme all’Arpav ma anche ai Vigili del fuoco che anche nei giorni successivi, fin verso la fine del mese scorso, più volte avevano raggiunto la Val d’Alpone su segnalazione dei cittadini. In rete, coinvolti nelle diverse fasi di accertamento, sono entrati anche i carabinieri forestali.

 

«Vogliamo ringraziare davvero quanti, da privati cittadini, sono stati partner importanti del lavoro di accertamento andato avanti per settimane: per verificare la causa dei fenomeni serviva non fare troppo rumore», dice Francesca Predicatori, dirigente degli uffici Arpav di Verona, «e le persone hanno continuato ad essere sentinelle discrete fidandosi dell’impegno che tutti ci siamo assunti nei loro confronti».

 

Si sono create così le condizioni per poter procedere ad ispezioni mirate all’interno degli spazi di attività private: in un’azienda di Vestenanova che si occupa di lavorazione dei pellami i tecnici hanno così verificato la mancata conformità ai limiti prescritti di reflui di lavorazione che dal depuratore malfunzionante, e secondo il rilievo formalizzato anche mal gestito, finivano direttamente in un corso d’acqua demaniale tributario dell’Alpone. L’azienda risulta infatti concessionaria di una autorizzazione idraulica allo scarico di acque reflue di origine industriale depurate ma la situazione verificata sul posto ha di fatto configurato la violazione della autorizzazione concessa.

 

L’accertamento è diventato un procedimento amministrativo passato ora alle competenze della Provincia a cui toccherà l’istruttoria che porterà alla quantificazione della sanzione amministrativa ma anche alla diffida a ripristinare la corretta funzionalità degli impianti in un tempo assegnato.

 

La verifica finale spetterà ad Arpav chiamata anche ad accertare il corretto stoccaggio dei rifiuti che aveva costituito una seconda contestazione. Una parte importante dell’indagine, come detto, l’hanno agevolata proprio i residenti che già da quella domenica di marzo avevano segnalato i fenomeni: nelle giornate successive tanto l’Alpone quanto la valletta di Vestenanova erano stati tenuti sott’occhio e il ripetersi degli avvistamenti era stato segnalato e documentato permettendo alla manciata di tecnici operativi all’ufficio veronese di Arpav, come ai Vigili del fuoco e ai carabinieri, uscite tempestive per le verifiche che hanno poi condotto al sopralluogo in azienda. •

Paola Dalli Cani

Suggerimenti