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Sanitari prima vaccinati e poi positivi: «Serve verificare gli anticorpi»

Preparazione del vaccino anti Covid
Preparazione del vaccino anti Covid
Preparazione del vaccino anti Covid
Preparazione del vaccino anti Covid

Un mese fa chiedevano a gran voce che il personale sanitario sottoposto a vaccino fosse oggetto di un monitoraggio stretto relativamente alla carica anticorpale sviluppata in seguito all'inoculazione completa del vaccino anti-Covid: oggi, dopo i casi di sanitari che, a dispetto del vaccino, si sono nuovamente ammalati, il sindacato degli infermieri chiede che sia il ministero della Salute a promuovere uno studio sui sanitari. «L'Ulss 9 Scaligera era partita col monitoraggio sottoponendo a test sierologico 250 dipendenti dell'ospedale Fracastoro di San Bonifacio per valutare il titolo anticorpale. Ci sembrava una scelta correttissima», premettono Guerrino Silvestrini (segretario regionale di Nusing up) e Simone Munaretto (rappresentante aziendale della stessa sigla), «anche perché il monitoraggio è previsto dalle linee di indirizzo relative alla organizzazione del Piano di vaccinazione, ma a patto che venisse estesa a tutti. Era il primo di marzo e a distanza di un mese i casi di contagio tra sanitari in alcune strutture del Nord Italia, e nel Veronese all'ospedale Mater Salutis di Legnago, confermano la bontà della nostra richiesta che, ora, è stata rivolta direttamente al ministero della salute». Il sindacato nazionale, infatti, ha inoltrato al dicastero guidato dal ministro Roberto Speranza la richiesta che venga avviato in tempi brevissimi uno studio che verifichi la reale copertura dei vaccini anti-Covid tra il personale sanitario: «La nostra difesa passa per gli strumenti che abbiamo a disposizione, ma i sanitari devono essere monitorati e protetti in modo particolare non solo per se stessi ma, soprattutto, per gli altri. Non possiamo rimanere impassibili davanti a sanitari che si ammalano di Covid addirittura a mesi di distanza dalla seconda somministrazione diventando oltre tutto, a sua volta, un rischio involontario per i soggetti con i quali viene a contatto», dicono Silvestrini e Munaretto scorrendo il documento presentato. SOLO ATTRAVERSO la sistematica misurazione del titolo anticorpale sui vaccinati, dunque, «sarà possibile individuare gli operatori che presentano livelli anticorpali bassi. Sono persone che dovranno essere tutelate e protette molto prima che possano infettarsi diventando, al tempo stesso, veicolo di contagio per altri». Non basta, insomma, essere messi al riparo dal fatto che contratto il virus lo stesso non comporti gravi conseguenze: «Va protetto chi è in prima linea», concludono, «se non vogliamo che l'altalena dei contagi diventi la costante del nostro vivere».

P.D.C.

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