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Calcio dilettanti

Partita persa a tavolino per il malore di un giocatore. Il 22enne: «Non ricordo nulla». Intanto monta la polemica

La squadra si era rifiutata di giocare dopo che un compagno aveva avuto un malore. Meggiorini: «Ci si doveva fermare»
Un’ambulanza soccorre un giocatore: domenica è avvenuto anche a San Bonifacio
Un’ambulanza soccorre un giocatore: domenica è avvenuto anche a San Bonifacio
Un’ambulanza soccorre un giocatore: domenica è avvenuto anche a San Bonifacio
Un’ambulanza soccorre un giocatore: domenica è avvenuto anche a San Bonifacio

Regolamento o morale, norme o sensibilità. Che più di una volta non vanno a braccetto, anche nello sport. Si accende la discussione su cosa fosse giusto fare rispetto all’episodio accaduto domenica scorsa in una partita di calcio dilettantistico. Siamo in Seconda categoria e ad un certo punto – circa a metà del secondo tempo – un giocatore del Monteforte si accascia dopo un normale scontro di gioco.

Tutti si accorgono che però c’è qualcosa che non va, Andrea Coeli è a terra e non si muove più e tutti pensano al peggio. In attesa dei soccorsi il portiere della Sambonifacese, la squadra avversaria, estrae la lingua del ventiduenne a terra e lo mette in posizione di sicurezza affinché non soffocasse. Poi arriva l’ambulanza, il giovane calciatore viene stabilizzato e portato all’ospedale di Borgo Trento dove rimane 24 ore in osservazione prima di tornare a casa, dove ora sta bene ed è tornato alla vita di tutti i giorni, anche se senza calcio e con altri disagi.

 

"Non ricordo niente del malore"

«Mi fermo per qualche tempo per precauzione anche se per ora sto bene, farò degli accertamenti tra sei mesi e vedremo. Non ricordo niente del malore, inizio a ricordare solo da quando mi sono svegliato sull’ambulanza». Accertate le buone condizioni di Coeli la discussione si sposta su un altro aspetto, con tantissimi commenti anche sui social.

Perchè quando il ventiduenne viene portato via dall’ambulanza l’arbitro decide di riprendere il gioco nonostante il parere contrario del Monteforte, i suoi compagni sono troppo scossi da quanto accaduto e non vogliono più giocare. Di tutt’altro avviso la Sambonifacese, che vincendo, la gara deve continuare. L’arbitro compila il verbale e quando arriva sul tavolo del giudice sportivo sancisce la sconfitta della squadra di Coeli per tre a zero.

«Ci sono due aspetti da tenere presente, uno è il regolamento e l’altro il lato umano», sottolinea il delegato provinciale della Federcalcio Claudio Prando, «sul regolamento il giudice sportivo non poteva fare altrimenti che dare partita persa al Monteforte». Punta i riflettori sul direttore di gara anche la squadra interessata dal provvedimento. «Non ci sentivamo di continuare visto che non sapevamo ancora come stava Andrea», fa sapere il direttore sportivo del Monteforte Roberto Martinelli, «forse la Sambonifacese avrebbe potuto fare una scelta diversa, ma era l’arbitro a dover constatare come non ci fossero le condizioni psicofisiche per continuare a giocare».

 

Meggiorini: "Serve buon senso"

Molto più duro invece l’ex professionista Riccardo Meggiorini, ex tra le altre squadre anche del Chievo, sceso quest’anno nei dilettanti in forza al San Giovanni Lupatoto. «Il confine tra regolamento e sensibilità? Non ci deve essere, c’è solo una cosa che deve prevalere, il buon senso», l’analisi dell’attaccante, «in qualsiasi categoria, nei professionisti come nei dilettanti. Ci si doveva fermare, se fossi stato il capitano dell’altra squadra e avessi visto come stavano i miei avversari non avrei voluto continuare in nessun modo. Ripeto, in questi casi è l’aspetto morale a dover prevalere, sempre e comunque»

Luca Mazzara

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