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Processo Pfas, Arpav ipotizza: «Falla negli impianti di Miteni»

di Luca Fiorin
La sede della Miteni Al processo Pfas  imputati 15 fra manager e dirigenti
La sede della Miteni Al processo Pfas imputati 15 fra manager e dirigenti
La sede della Miteni Al processo Pfas  imputati 15 fra manager e dirigenti
La sede della Miteni Al processo Pfas imputati 15 fra manager e dirigenti

Negli impianti della fabbrica dei Pfas, l’azienda chimica Miteni di Trissino al centro del processo di Vicenza, c’era una falla. A sostenerlo è stato giovedì Alessandro Bizzotto, l’ex responsabile della sezione Controlli dell’Arpav di Vicenza, nella prima parte della sua deposizione in tribunale a Vicenza, in quello che si configura come uno dei più importanti processi di natura ambientale mai avviati in Italia. Il procedimento è volto a fare luce sull’inquinamento da sostanze perfluoro - alchiliche riguardante anche 13 Comuni del Basso e dell’ Est Veronese - oltre che numerosi paesi del vicentino - nel quale sono imputate a vario titolo di avvelenamento delle acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari 15 persone fra manager e dirigenti della stessa Miteni. «Prima del 2018 nessuno ipotizzava problemi alla tenuta degli impianti; non pensavamo che Miteni avesse delle perdite, lo abbiamo scoperto solo quando abbiamo trovato il GenX (uno dei Pfas di più recente generazione, ndr) in falda», ha affermato il dottor Bizzotto rispondendo al pm Barbara De Munari, che rappresenta la pubblica accusa assieme a Roderich Blattner. Bizzotto ha spiegato che all’inizio lui ed i colleghi avevano attribuito quell’inquinamento a rifiuti interrati non individuati e ha precisato che «quello che vale per il Genx può valere anche per gli altri Pfas». «L’ipotesi della falla potrebbe spiegare anche l’inquinamento storico, perché i Pfas si utilizzavano nella stessa parte di impianto in cui poi è stato introdotto anche il GenX», ha affermato inoltre l’ex responsabile sezione controlli di Arpav. Bizzotto ha inoltre ricordato che la contaminazione da Pfas ha avuto origine ancora negli anni ’60. Secondo i legali di alcune delle parti civili, le società del servizio idrico fra cui Acque Veronesi, «c’è stata una chiara ammissione in merito alla propagazione dell’inquinamento anche oltre le date di cessazione indicate nel capo di imputazione». •.

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