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San Bonifacio

Le vittime della concessionaria fantasma: «Prima lo sconto e poi sono spariti»

Salone fantasma. La concessionaria di auto poi chiusa, teatro di una serie di truffe ora al vaglio del tribunale di Verona
Salone fantasma. La concessionaria di auto poi chiusa, teatro di una serie di truffe ora al vaglio del tribunale di Verona
Salone fantasma. La concessionaria di auto poi chiusa, teatro di una serie di truffe ora al vaglio del tribunale di Verona
Salone fantasma. La concessionaria di auto poi chiusa, teatro di una serie di truffe ora al vaglio del tribunale di Verona

«Abbiamo chiesto uno sconto per l’auto, una Bmw e così Bertaroli e Braiati si sono consultati prima di concedercelo. Poi sono spariti». La mamma di 70 anni parla della truffa subita in aula davanti al collegio, presieduto da Silvia Isidori con i colleghi Claudio Prota e Maria Cecilia Vitolla. S

 

ul tavolo del tribunale il fascicolo intestato al veronese Gianpaolo Bertaroli, 60 anni, ai mantovani Cristian Ogliosi, 44, e Andrea Braiati, 52 e Loriano Lanfredi 46, accusati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa. L’accusa I quattro imputati vendevano auto immatricolate all’estero nella concessionaria Auto Arena al civico 79 di località Ritonda vicino a San Bonifacio, facendosi consegnare le caparre e alcune volte anche tutto il prezzo dei veicoli venduti. Poi, però, i quattro imputati continuavano a procrastinare la consegna fino al 5 maggio 2014 quando la concessionaria venne chiusa e i quattro imputati sparirono.

 

Nel frattempo, riporta il capo d’imputazione, i quattro hanno ottenuto «l’ingiusto profitto pari a circa un milione di euro». Avrebbero nascosto i soldi in quanto i conti delle società, prima «International car srl» e poi «Arena auto srl», erano diventate delle scatole vuote senza nemmeno un euro in cassa. Le frodi si sarebbero verificate tra marzo e aprile del 2014, coinvolgendo una settantina di clienti provenienti oltre che dalla nostra provincia anche da Vicenza, Padova, Trento, Treviso e perfino da Parma, Cesena e Chieti.

 

Tutti erano attirati dalla pubblicità diffusa su internet che reclamava auto di grossa cilindrata a prezzi molto vantaggiosi, immatricolate all’estero. Nel processo non sono presenti tutti i truffati, solo alcuni si sono costituiti parte civile tra gli altri con gli avvocati Stefano Poli di Verona ed Elisa Cecchetto di Vicenza Il racconto delle vittime E sono state proprio le vittime delle truffe, le protagoniste dell’ultima udienza svoltasi pochi giorni fa in tribunale. Una testimone era proprio la madre veronese di 70 anni che sette anni fa, si era recata dalla Val D’Alpone a San Bonifacio per acquistare l’auto al figlio.

 

«Siamo tornati in concessionaria proprio per chiedere uno sconto sull’auto». Sono stati due degli imputati poi a consultarsi: «Braiati e Bertaroli ci hanno detto che ci concedevano la riduzione del prezzo». Questa «concessione» suona un po’ come una beffa per la coppia veronese: «Ci avevano detto che la consegna sarebbe avvenuta dopo venti giorni. Avevamo anche provato il veicolo e avevo pagato 20.600 euro in un colpo solo per pagare la Bmw. Poi, però, sono spariti». «Non mi fidavo» «Ho telefonato a Gianpaolo Bertaroli e gli ho detto che non mi fidavo più di lui. Poi sono andato dai carabinieri che mi hanno detto che non c’era nulla da fare se gli avevo già dato l’assegno».

 

Lui ha 75 anni, parla in dialetto vicentino tanto che il presidente del tribunale, Silvia Isidori lo invita a parlare in italiano per comprendere meglio ciò le sue parole.«Ho dato una caparra di mille euro per una Mercedes classe A, consegnando anche la mia auto» racconta. Ancora pochi giorni e torna in concessionaria: «Ho chiesto di Gianpaolo. Volevo avere delucidazioni sui tempi di consegna del libretto. Lui mi ha tranquillizzato e così ho firmato l’assegno di 13.400 euro».

 

Poi una volta tornato a casa viene assalito dai dubbi: «Ho capito che c’è qualcosa che non va. La settimana dopo chiamo Giampaolo. La macchina te la consegno lunedì, mi dice. Telefono quel lunedì ma non ricevo rjisposta». Era il 5 maggio 2014. «Vacanze pasquali» «L’auto non arrivava mai e loro continuavano a giustificarsi. Erano arrivati a dire che i ritardi erano causati dalle vacanze pasquali». Lei è una signora di 60 anni è arrivata in aula a Verona da Fidenza, in provincia di Parma.

 

Anche loro volevano acquistare un auto per il figlio. Un regalo poi mai consegnato: «Prima gli abbiamo dato una caparra di 1,.250 euro e poi un assegno da 17.000». Fino l giorno della consegna: «Mio marito ha telefonato ma non rispondeva mai nessuno fino a quando non ha chiamato la concessionaria vicina». Il finale è molto amaro: «Gli hanno risposto di venire a San Bonifacio perché lì in quel salone non c’era più nessuno». Prossima udienza La prossima udienza si svolgerà il 25 maggio. L a sentenza è attesa entro l’estate.•.

Giampaolo Chavan

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