<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Pontalto firma il Dalì gigante a Milano

Il Dalì realizzato da Pontalto a Terrossa per il lancio de «La casa di carta» di Netflix
Il Dalì realizzato da Pontalto a Terrossa per il lancio de «La casa di carta» di Netflix
Il Dalì realizzato da Pontalto a Terrossa per il lancio de «La casa di carta» di Netflix
Il Dalì realizzato da Pontalto a Terrossa per il lancio de «La casa di carta» di Netflix

Il gigantesco Dalì che da mercoledì troneggia in piazza Affari a Milano, per il lancio della terza stagione della serie Netflix «La casa di carta», parla veronese. La mastodontica installazione che nella notte tra martedì e mercoledì è stata piazzata accanto alla scultura «Love» di Maurizio Cattelan, pure vestita coi colori della serie, è opera infatti di Paolo Pontalto, l’artigiano capace di trasformare in oggetto reale quanto di più etereo esista, cioè la fantasia. A termini contrattuali superati, in primis l’obbligo di riservatezza che lo lega ai suoi clienti, Pontalto finalmente può raccontare concepimento e primo vagito del «suo» Dalì. È la maschera che, nella serie, nasconde i volti dei componenti della banda del «Professore», un gruppo di aspiranti criminali che sognano di svaligiare la Zecca spagnola. «Non l’ho nemmeno mai vista questa serie», confida Pontalto, patron della Fantasy ride industries Srl, «ma quando due mesi fa l’agenzia milanese alla quale si è rivolta Netflix mi ha contattato, davanti ad un’idea simile non mi sono tirato indietro. L’unico problema, accettando una sfida simile, era quello dei tempi strettissimi: sarebbero serviti come minimo 40 giorni e sembrava davvero durissima». Il 5 giugno, a progetti e preventivi approvati, a Pontalto è arrivata la conferma «e per noi è iniziata una corsa senza fiato, un’apnea dalla quale siamo riemersi in dieci solo all’ora di pranzo, mercoledì». Bastano i numeri a far capire di cosa stiamo parlando: una struttura alta 14,70 metri con una base di 11 metri per 6. «La sola cerniera che chiude la giubba della maschera è lunga 9,60 metri per 20 centimetri di larghezza. È una vera e propria scultura in forex», spiega Pontalto, «mentre la forma del corpo è data da una struttura metallica. Il volto è un’altra scultura, in vetroresina, che è alta 5 metri, un metro di collo e 4,30 metri da orecchio a orecchio. A rivestire tutto», prosegue l’artigiano, «sono stati necessari 450 metri quadrati di tessuto». Una cosa mostruosamente enorme ma del resto Pontalto, che lavora per i parchi divertimenti di tutto il mondo, alle cose in grande c’è abituato: basti ricordare quando, 5 anni fa, il suo capannone diventò meta turistica quando, dalla sera alla mattina, davanti al capannone apparvero gli oltre 20 metri di altezza del Cristo Redentore che Pontalto realizzò per la campagna Fastweb dei mondiali di calcio di Rio. Rischiò, quella volta, «perchè quando firmi per la riservatezza ti metti in gabbia. Puoi progettare e realizzare le varie parti delle installazioni, ma con questi divieti non puoi nemmeno far la prova generale. Quella volta mi tirarono le orecchie», ammette ridendone, «stavolta ho scommesso sulla competenza dei miei collaboratori e la prova generale l’abbiamo fatta con la messa in opera. Un successo». Il Dalì gigante è nato al riparo da occhi indiscreti, a Terrossa, mentre la struttura metallica del busto è stata messa insieme in un capannone della ditta nel padovano. «L’abbiamo portata a Milano usando 5 bilici: ci abbiamo messo 4 ore per scaricarlo, 12 di lavoro filato per montarlo e altre 5 per rifiniture e dettagli». L’installazione troneggerà in piazza Affari fino a domenica, poi Pontalto lo recupererà e il grande Dalì andrà a far compagnia, smontato, ai pezzi del colossale Redentore davanti al capannone di Terrossa. A proposito, il Cristo non doveva essere installato sul Monte Calvarina? «Dopo un certo tira e molla la richiesta è stata ritenuta da Fastweb come improcedibile. Avrei potuto smaltirlo», dice Pontalto, «non l’ho ancora fatto perché mi dispiace e perché spero ancora con tutte le mie forze che cambino idea». •

Paola Dalli Cani

Suggerimenti