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Pfas, controlli sanitari a due abitanti su tre

Una manifestazione delle mamme No Pfas e residenti nella zona rossa
Una manifestazione delle mamme No Pfas e residenti nella zona rossa
Una manifestazione delle mamme No Pfas e residenti nella zona rossa
Una manifestazione delle mamme No Pfas e residenti nella zona rossa

I Pfas sono nel sangue di tutti coloro che vivono nella zona rossa e per due residenti su tre risulta necessario svolgere accertamenti per verificare l’esistenza di possibili patologie. Questi sono i dati che più balzano agli occhi leggendo l’undicesimo rapporto relativo al piano di sorveglianza sanitaria sulla popolazione esposta alla contaminazione da sostanze perfluoro-alchiliche promosso dalla Regione. Un’iniziativa, questa, che riguarda i residenti di una vasta area posta a cavallo fra le province di Verona, Vicenza e Padova. Per quanto ci riguarda, essa ha preso il via nel maggio del 2017, prevedendo analisi del sangue e delle urine ed interviste sullo stile di vita riguardanti all’inizio gli abitanti nati fra il 1951 ed il 2002 e, poi, anche le classi 2003, 2004, 2008, 2009 e 2010. Secondo le cifre relative all’aggiornamento diffuso ieri, che fotografano la situazione allo scorso 18 dicembre, in tutta la zona rossa, che comprende anche 13 Comuni del Basso ed Est Veronese, finora sono state invitate a partecipare alla sorveglianza 72.000 persone. Si tratta del 68 per cento dei nati fra il 1951 ed il 2002. Le visite effettuate sono state 42.400 e l’adesione generale al piano è pari al 61,4 per cento. Essa è più alta per quanto riguarda i giovanissimi. Attualmente, dopo il calo che era stato registrato fra coloro che hanno dai 24 ai 35 anni, la percentuale degli accessi è comunque tornata a salire. Nei paesi della nostra provincia, nei quali l’attuazione del piano è partita in ritardo rispetto sia al Vicentino che al Padovano, la partecipazione è spesso al di sotto del valore medio. Lo è sicuramente a Cologna, Pressana, Roveredo e Zimella. Questi sono i quattro Comuni veronesi che fanno parte di un territorio che è doppiamente vittima dell’inquinamento, perché si trova sopra alla falda contaminata ed è contemporaneamente servito da acquedotti che dalla stessa falda pescano acqua che solo dall’ottobre del 2017, grazie all’uso di costosi filtri a carboni attivi, ha una presenza di Pfas che è così bassa da essere al di sotto dei limiti di rilevabilità. A Cologna l’adesione è al 57,8 per cento, a Pressana al 55,5, a Roveredo al 58,6 e a Zimella al 59,6. Per quanto riguarda gli altri municipi, la cui esposizione ai Pfas è legata solo alle reti acquedottistiche, siamo sotto la media anche ad Albaredo, Arcole e Terrazzo. Superano quota 61,4, invece, Minerbe, 62,7 per cento, Boschi Sant’Anna, 62,8, Veronella, 63, Legnago, 63,4, Bevilacqua, 65,3 e Bonavigo, 68,9. Va infine detto che i livelli di partecipazione più alti vengono registrati per i nati nel 2002 e per i residenti in età pediatrica. Sono 37.200 gli esami di qui si dispongono gli esiti completi. Fra gli under 14, il 99,8 per cento di essi ha nel sangue Pfoa ed il 99,3 Pfos, due dei Pfas di più vecchia produzione, mentre, passando agli altri composti, il 96,4 ha Pfhxs ed il 27,8 Pfna. Soprattutto per il Pfoa, ma non solo per esso, le concentrazioni medie sono particolarmente rilevanti. Nettamente peggiori, pur con analoghe percentuali, i dati relativi a chi ha più di 14 anni. Mostrano di avere nel sangue anche sostanze come Pfdea e Pfuna e registrano presenze medie molto più alte dei giovanissimi. E se è vero che sino alla primavera dello scorso anno la presenza di Pfoa, Pfos e Pfhxs risultava mediamente essere in diminuzione nel sangue degli esaminati, va anche detto che dall’aprile del 2019 il dato è tornato a crescere in maniera significativa. In ogni caso, tali sostanze sono meno presenti nei più piccoli e nelle femmine. Fra gli ultraquattordicenni, va sottolineato, i maschi hanno circa il doppio di Pfas nell’organismo delle donne. Il piano di sorveglianza prevede due livelli di attività. Il primo è quello delle analisi. Nel secondo, invece, vengono prese in carico le persone che, avendo Pfas nell’organismo, presentano anche valori bioumorali alterati. Al 18 dicembre scorso ben 24.000 abitanti della zona rossa, il 65 per cento degli analizzati, risultavano necessari di accertamenti. Il 24 per cento è stato inviato ad un ambulatorio cardiaco, il 17 per cento ad un ambulatorio internistico ed il 24 per cento ad entrambi. Nella nostra provincia, che anche in questo caso è in ritardo, sinora coloro che hanno aderito alla chiamata di secondo livello sono stati solo 1.200. Quelli che sono andati dal cardiologo sono stati inviati al medico di base con raccomandazioni, mentre per il 23 per cento di quelli visitati da medici internisti ed endocrinologi sono stati previsti ulteriori approfondimenti. Nel Vicentino tali percentuali, che però vanno considerate partendo da numeri ben più alti, sono molto più elevate. Dal punto di vista degli esami, va detto che i risultati più eclatanti riguardano il colesterolo. Fra chi ha meno di 14 anni quasi il 13 per cento ha valori di colesterolo totale fuori norma. Questo dato arriva quasi al 40 per cento per chi ha fra 19 e 50 anni e quasi al 62 per cento fra chi ha superato la cinquantina. Fra gli altri indicatori, sono rilevanti i risultati complessivi relativi alla velocità di filtrazione glomerulare (eGFR) che costituisce una misura della funzionalità renale. Fra chi ha età compresa fra 19 e 50 anni più del 23 per cento ha valori fuori norma e questa situazione arriva al 52 per gli ultracinquantenni. Significative, poi, anche le anomalie per quanto riguarda i trigliceridi, che riguardano più dell’11 per cento di chi ha più di 19 anni, e l’indicatore di funzionalità epatica ALT, che è fuori parametro in oltre l’8,5 degli ultracinquantenni. Infine, la Regione ha avviato anche una campagna specifica per quanto riguarda le patologie tiroidee, alla quel sono state invitate le donne nate fra il 1989 ed il 1998. Delle 1.077 sono state invitate ad effettuare un’ecografia hanno aderito in 831. In 160 casi, il 19 per cento, il referto è risultato patologico o dubbio, per cui sono stati richiesti approfondimenti. •

Luca Fiorin

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