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Pfas, è l’anno dell’acqua pulita Zaia: «Si fa la terza condotta»

Tubi al cantiere di Belfiore all’inizio dei lavori per portare acqua pulita in una parte della zona rossa
Tubi al cantiere di Belfiore all’inizio dei lavori per portare acqua pulita in una parte della zona rossa
Tubi al cantiere di Belfiore all’inizio dei lavori per portare acqua pulita in una parte della zona rossa
Tubi al cantiere di Belfiore all’inizio dei lavori per portare acqua pulita in una parte della zona rossa

Emergenza Pfas: anche l’ultima delle tre direttrici idriche che porteranno acqua pulita nella zona inquinata, che comprende anche 13 Comuni del Basso ed Est veronese, si muove. A darne notizia è stato, alla fine dell’anno, Luca Zaia, il presidente della Regione. «Con la pubblicazione del nuovo bando per la realizzazione della condotta Ponso-Montagnana-Pojana Maggiore (che parte dal Padovano ed arriva nel Vicentino, ndr) si completa una parte importante dell’intervento del commissario governativo all’emergenza», ha affermato il governatore. Poi ha aggiunto: «Il 2020 sarà un anno fondamentale, nel quale potremo vedere completati i lavori per portare acqua pulita in tutta l’area rossa». «Ricordo comunque che, in attesa delle opere, l’acqua attualmente erogata dagli acquedotti ha già raggiunto l’obiettivo zero Pfas zero, grazie ai filtri a carboni attivi, rispettando i limiti che sono stati imposti dalla Regione, ma che ancora non sono stati adottati a livello nazionale dal ministro per l’Ambiente Paolo Costa». A dichiarare lo stato di emergenza a causa della contaminazione delle acque e dell’ambiente, oltre che delle persone, che interessa una vasta area posta a cavallo fra le province di Verona, Vicenza e Padova era stato nel marzo del 2018 il Governo che ha nominato come commissario straordinario l’agronomo veronese Nicola dell’Acqua, all’epoca a capo di Arpav ed attualmente dirigente dell’area regionale Tutela e sviluppo del territorio. Per risolvere il problema, cosa che doveva essere fatta portando nella zona rossa acqua pulita dall’esterno, il ministero dell’Ambiente aveva dotato il commissario di un portafoglio che all’inizio era di 56,8 milioni di euro e che nel novembre scorso è stato rimpinguato con altri 23,5 milioni, arrivando in totale a superare gli 80 milioni. La prima condotta di cui è stata avviata la realizzazione parte dal veronese. Precisamente da Belfiore, dove sono anche previsti nuovi pozzi di prelevamento dal sottosuolo. Si tratta di un’infrastruttura lunga 19 chilometri, che arriverà a Modonna di Lonigo, nel Vicentino. Qui, infatti, si trova la centrale di distribuzione di Acque Veronesi che serve i 21 Comuni della zona rossa. Centrale alla quale arriveranno anche i tubi che arriveranno da Valdagno, nel Vicentino, e quelli provenienti dal Padovano. «Ora è stato pubblicato il bando di gara per una condotta che comprende oltre 22 chilometri di tubazioni ed un serbatoio di accumulo da 10.000 metri cubi», spiega Dell’Acqua. Si tratta di un intervento del costo complessivo di oltre 25 milioni, dei quali 22,6 rientrano nel finanziamento per le opere commissariali. Il soggetto attuatore è Acquevenete Spa. I lavori partiranno nei primi mesi del 2020, non appena concluse le operazioni di aggiudicazione della gara. La nuova infrastruttura porterà acqua pulita che, in caso di necessità, potrà essere prelevata anche dalle centrali padovane di Vescovana e Piacenza d’Adige, che attingono dal fiume Adige. «L’idea alla base del progetto», prosegue Dell’Acqua, «è quella di creare un grande spazio a Montagnana, in cui verranno convogliate le disponibilità di acqua che non vengono usate nelle ore notturne, in modo da creare delle scorte che potranno essere distribuite di giorno». Nel suo complesso, l’operazione, porterà anche alla realizzazione, con un nuovo collegamento a Monselice, di un sistema ad anello che partirà dai pozzi posti a Camazzole di Carmignano sul Brenta, sempre nel padovano, per arrivare fino a Madonna di Lonigo. •

Luca Fiorin

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