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Il caso

Per l'ex ospedale di Soave si riapre la partita tra Comune e Ulss9

Un edificio nel complesso dell'ex ospedale
Un edificio nel complesso dell'ex ospedale
Un edificio nel complesso dell'ex ospedale
Un edificio nel complesso dell'ex ospedale

Ricorrono vent'anni esatti, in questo 2022, dalla chiusura definitiva del glorioso ospedale San Giovanni Battista di Soave. Nessuna iniziativa è stata presa e nessun passo in avanti è stato fatto in questi due decenni fino al 2021 per definire il riutilizzo di questo vasto spazio fatiscente, che in origine, dismesso l’ospedale, avrebbe dovuto ospitare la sezione staccata di Soave dell'istituto alberghiero Angelo Berti. Ma qualcosa finalmente si muove.

Sono iniziate da poco le trattative tra amministrazione comunale e i vertici dell'azienda sanitaria Ulss 9 per dare un futuro utilizzo all'ospedale, abbandonato e in stato di degrado dall'apertura del Fracastoro di San Bonifacio nel 2002. A sancire l'avvio della trattativa è la predisposizione di una nuova perizia di stima da parte dell'Agenzia delle Entrate e territorio, richiesta presentata in modo congiunto dal Comune di Soave e dall'Ulss 9, per giungere a una corretta determinazione del valore attuale dell'immobile che il Comune potrebbe e vorrebbe acquistare, ma deducendone i costi di bonifica delle strutture, stimata in 1,5 milioni di spesa e subordinando la compravendita alla potenziale attuazione di uno scambio o di una permuta tra le due amministrazioni - comunale e sanitaria - cercando di contenere al massimo l'esborso economico per l'ente locale.

Attualmente infatti, l'Ulss 9 sta versando al Comune di Soave l'imposta comunale sugli immobili per l'ospedale dimesso: ha versato per intero l'Imu delle ultime quattro annualità e l'amministrazione locale sta cercando di recuperare buona parte del pregresso. Ma è anche vero che la stessa Ulss ha presentato istanza di rimborso sulle imposte versate: c'è un giudizio in tribunale in merito, che pende tra le parti. Dunque, nella partita, potrebbe entrare anche il quantum che l'Ulss 9 sarà chiamata a versare al Comune per il valore immobiliare del complesso sanitario inutilizzato per 20 anni. I consiglieri di minoranza due anni fa, hanno chiesto al Consiglio comunale di dare esecuzione al vecchio accordo di programma in essere tra Comune e Ulss, accordo che vincola il Comune a comprare il nosocomio per l'iperbolica somma di 4,5 milioni. Immobile che, una volta acquistato, deve essere abbattuto e bonificato, come si diceva, spendendo un altro milione e mezzo di euro. Una cifra complessiva di 6 milioni insostenibile da sempre per il Comune di Soave. Ma il valore in questi venti anni dell'ospedale soavese è cambiato e per stabilire quello attuale effettivamente è stata ordinata appunto la nuova perizia di stima all'Agenzia delle Entrate, che è attesa dai due enti richiedenti, soprattutto dagli amministratori comunali il cui mandato scade proprio questa primavera, quando i soavesi saranno chiamati alle urne.

“Il Comune e quindi i suoi cittadini”, commenta l'assessore a partecipate, al patrimonio e agli affari legali, Cristian Piasente, “sta trascinando da tempo un enorme fardello. Facendo leva sul recupero dell'Ici e dell'Imu pregresse e sull'obbligo di versare l'Imu ogni anno, è stato avviato un dialogo tra le parti che dovrebbe portare il Comune a comprare almeno una parte dell'ex ospedale, compresa la villa ottocentesca”. “Una volta acquistato parte dell'immobile dismesso dall' Ulss, questo verrebbe abbattuto, a parte la villa che verrebbe salvata dalla demolizione”, conclude Piasente, “quindi il Comune procederebbe con una rinaturalizzazione del complesso e con lo studio di nuove progettualità per riqualificare l'area”. Da anni l'amministrazione comunale ragiona per convertire la villa in una struttura comunale a disposizione dei cittadini e per ricavare un ampio parcheggio, quanto mai necessario per i visitatori durante le manifestazioni, appena queste si potranno organizzare, proprio a ridosso della cinta muraria. Ma non è detto che una parte di area venga destinata all'edificazione residenziale. Insomma la carne al fuoco è molta e sembra che sia giunto il momento propizio, per non lasciare i soavesi, da sempre molto legati all'ospedale, solo col fumo sotto il naso.

Zeno Martini

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