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Nella trattoria sociale di Soave si lavora gratis per ripartire

Alcuni dei volontari (quelli con le mascherine) impegnati in servizio alla trattoria sociale
Alcuni dei volontari (quelli con le mascherine) impegnati in servizio alla trattoria sociale
Alcuni dei volontari (quelli con le mascherine) impegnati in servizio alla trattoria sociale
Alcuni dei volontari (quelli con le mascherine) impegnati in servizio alla trattoria sociale

Chi cucina e chi serve in tavola, chi pela verdure e chi serve da bere, chi accoglie e chi provvede alle pulizie: sulle colline di Soave c’è una locanda in cui tutto il personale lavora gratis. È la trattoria «Cinque pani e due pesci», trattoria sociale perchè è nata per costituire un’opportunità per la ventina di persone accolte dalla vicina comunità «Sulle Orme» Onlus e per portare in tavola, decisamente sotto quota chilometro zero, i prodotti che gli stessi ragazzi accolti coltivano e producono alla Cascina Albaterra e propongono in vendita sulla regionale 11 a Soave: il negozio si chiama «L’albero dei talenti» ed è lo shop della Cooperativa sociale Multiforme Onlus. «Con il lockdown ci siamo ritrovati davvero in grosse difficoltà: dopo un mese ci siamo inventati il delivery, che è andato benissimo, ma per poter riaprire, oltretutto con un numero più ridotto di coperti, l’unica via era attraverso persone pronte a lavorare senza essere pagate», spiega Simonetta Guadin, presidente della cooperativa sociale. La prova generale è stata la scommessa del pranzo di Pasqua con consegna a domicilio: «L’abbiamo buttata lì, a quota 250 ordini abbiamo dovuto dire basta e col lavoro ininterrotto di 50 volontari in tre giorni no-stop ce l’abbiamo fatta». Venti erano ragazzi della comunità, persone che per i motivi più diversi la vita ha messo ai margini o per strada: gli altri 30 sono volontari. «Le consegne più distanti? Settimo di Pescantina dove un condominio di 20 famiglie ha fatto un ordine unico. Finita la maratona in cucina (basta pensare ai 100 chili di asparagi sbucciati per avere un’idea, ndr) è cominciata quelle delle consegne con don Paolo Pasetto nella inedita veste di garzone che dava pure la benedizione per Pasqua». Un po’ di «ossigeno» per la filiera virtuosa che lega comunità, cascina e locanda è arrivato così ma bisognava prendere la decisione determinante. Ed è nata da qui la domanda sulla disponibilità a lavorare: «Perchè sono qui? Perchè stavo per annegare», dice una delle volontarie, «loro mi hanno salvato». Anche la cuoca non ha dubbi: «La differenza la fanno le persone, tutte: i ragazzi della comunità con le loro storie, le loro fragilità e le loro straordinarie risorse e anche i volontari. Ognuno, qui, è importante ed insostituibile». Lo sanno bene alcuni dei ragazzi della Comunità che piano piano sono passati dallo status di ospite a quello di volontario e le persone che, approfittando di un pernottamento nel b&b della locanda, hanno scelto poi un’esperienza immersiva in tutto ciò che è ed è nato dalla Comunità. È questa, del resto, la filosofia di Sulle orme che è stata estesa a tutto ciò che è venuto dopo: la cascina, dove allo sfalcio erba pensano 35 capre in compagnia di 30 pecore, è un appezzamento messo a disposizione dall’azienda agricola Coffele, un altro donatore ha concesso i 3.000 metri quadrati che a Castiglione, a San Michele Extra, è diventato il grande orto. Tutto quel che si produce, vino compreso, arriva in tavola (il venerdì ed il sabato a cena e la domenica a pranzo) quasi sempre fresco di giornata assieme a ciò che viene acquistato da aziende che condividono processi produttivi sostenibili e circolari: quel che si può conservare, dalla marmellate ai sughi fino ai piatti pronti monoporzione, si trova in negozio. Difficile, al momento, trovare invece la soluzione a quel guasto che, in piene consegne, ha messo fuori uso il furgone della Onlus: «È incredibile», conclude Guadin, «ogni volta che c'è stato un problema è arrivata anche la soluzione. Magari, chissà, va a finire così anche stavolta!». •

Paola Dalli Cani

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