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Nel 2019 diagnosticati e avviati alla cura 232 casi

«Il Covid ha rallentato lo screening per la ricerca del tumore alla mammella: bisogna invertire la tendenza». A lanciare l’allerta sono la direttrice della radiologia dell’ospedale di San Bonifacio Francesca Fornasa e il direttore generale dell’ Ulss 9 Pietro Girardi. I dati del 2019 sono indicativi. Dice Fornasa: «Nel 2019 abbiamo trovato e avviato a trattamento 232 casi con diagnosi di cancro su un totale di 44.686 mammografie nei tre ospedali della Scaligera». «I professionisti che costituiscono la Breast Unit, gruppo multidisciplinare che si occupa della patologia mammaria», spiega Fornasa, «devono raggiungere elevati requisiti di qualità. Per quanto riguarda i radiologi, le linee guida impongono che abbiano letto almeno cinquemila mammografie l’anno. Questo certifica il medico radiologo esperto. Ne deriva quella capacità di rilevare lesioni anche molto piccole, di 3-4 millimetri. Un tumore mammario piccolo, se subito scovato, necessita di interventi chirurgici minimali e di chemio o radioterapie molto meno invasive». Screening nel 2020. «C’è stata una modesta riduzione delle mammografie eseguite in tutta la Ulss: ad oggi sono circa 26 mila. Da maggi la riattivazione degli screening sta consentendo di ridurre il ritardo dle periodo del lockdown. Anche a livello nazionale c’è stata una flessione nelle adesioni alle mammografie come se la paura dell’epidemia rallentasse la partecipazione delle donne ai programmi di screening. Nel veronese, che presentava un tasso di adesione del 70-72 per cento», prosegue Fornasa, «siamo ora sul 65 per cento». Ma non è tutto. «Il dato annuale delle neoplasie è in aumento, non solo per un incremento della incidenza neoplasia che, comunque, è la più frequente nella donna, quanto pure per la capacità di diagnosi da parte dei radiologi». Insomma: più e meglio si cerca, più si trova e si cura. «Come Ulss 9», spiega il dg Girardi, «abbiamo sostituito tre apparecchiature, le così dette tomosintesi. La tomosintesi evita errori dovuti a falsi negativi della mammografia tradizionale. La Ulss 9 ha investito molto in questo progetto». Conclude Girardi: «Voglio urlare a tutta la popolazione di aderire alle chiamate che la Ulss 9 fa per gli screening perché il Covid non può e non deve fregarci due volte».

G.M.

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