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Nasce l’albo degli esercizi «no slot»

Pugno duro dell’amministrazione contro le slot machine e la ludopatia
Pugno duro dell’amministrazione contro le slot machine e la ludopatia
Pugno duro dell’amministrazione contro le slot machine e la ludopatia
Pugno duro dell’amministrazione contro le slot machine e la ludopatia

Albo comunale degli esercizi pubblici no slot e confinamento delle sale da gioco in zona industriale. Sono queste le azioni di contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo e dei malati patologici di scommesse, gratta e vinci e lotterie che il Consiglio comunale, con voti unanimi, ha deciso di adottare. Caldiero così è il primo Comune della provincia di Verona e tra i primi in Italia (ve ne sono alcuni che hanno fatto questa medesima scelta in Lombardia, al momento) che ha deciso di istituire l’albo comunale degli esercizi commerciali no slot, ossia che hanno deciso di non mettere al loro interno macchinette mangia soldi. Attualmente sono già otto gli esercizi del paese senza giochi legali. Questi fanno il paio con gli otto esercizi commerciali che invece hanno le videolottery e le slot: si tratta di una sala gioco in piazza Marcolungo, una seconda sala gioco a Vago e sei bar dotate di macchinette. D’ora in avanti, la scelta dell’amministrazione comunale è quella di confinare le future sale da gioco e le video lottery in Ziac, Zona industriale ed artigianale di Caldiero, lontano da chiese, scuole, uffici pubblici e banche dove prelevare il denaro. Per attuare quest’ultima decisione, si dovrà adottare un’apposita variante urbanistica al Piano degli Interventi. L’idea del Consiglio comunale, è quella di gratificare in qualche modo gli esercizi che si iscriveranno all’albo comunale no slot. «Stiamo studiando con gli uffici la corretta premialità, che potrebbe essere quella di sgravi fiscali o agevolazioni sulle tasse comunali (Imu), per le attività che fanno la scelta di non mettere macchinette al loro interno», ha chiarito il sindaco Marcello Lovato, «redigeremo un apposito regolamento per normare questo albo. Qualche sala da gioco c’è solo sulla carta, poichè all’interno al momento non c’è niente». «E’ stata registrata anche una riduzione delle giocate pro capite in paese, anche se resta alta la spesa per abitante nei giochi: 1.200 euro per ogni caldierese all’anno», è stato il monito del sindaco. Dati alla mano del 2018, lo scorso anno a Caldiero negli otto esercizi con le slot è stato speso complessivamente 1 milione e 900 mila euro, di cui 900 mila euro solo nei sei bar. Invece nelle lotterie e gratta e vinci, i caldieresi nel 2018 hanno scommesso via 83.377 euro. «Potrebbero sembrare cifre importanti, ma sono nulla al confronto dei 17 milioni e 829 mila euro spesi nelle sale slot di Colognola, paese confinante col nostro, nello stesso anno», ha svelato l’assessore Andrea Dal Sasso, «siamo stati i primi nel 2014 ad approvare una mozione contro la diffusione del gioco d’azzardo, ad imporre degli orari di apertura delle sale slot e a premiare i negozianti e i commercianti che hanno fatto la scelta di non installare le macchinette nei loro esercizi». «Ora servirebbe fare un ulteriore passo: occorre portare avanti iniziative d’area, cominciando dai Comuni dell’Unione Verona est», è stata la proposta di Dal Sasso. «Ci stiamo sensibilizzando ed informando all’interno dell’unione, per mettere a punto dei progetti comuni», ha rassicurato l’assessore Laura Stizzoli, che siede nel Consiglio dell’unione. «Si tratta di una battaglia che Dal Sasso e Stizzoli stanno combattendo», ha evidenziato l’assessore Melania Martinato, «anche per dissuadere i giovani dal vizio del gioco». Il sindaco ricorda poi «come Comune abbiamo anche aderito all’associazione Avviso Pubblico», ha ricordato Lovato. «Bisogna tuttavia puntare più in alto», ha rilanciato il consigliere di maggioranza Fabio Franchi, «perchè se i 100 miliardi spesi ogni anno in Italia nel gioco legalizzato, fossero impiegati e spesi in altre realtà, a tutti i cittadini gioverebbero benefici ben maggiori». Ed emerge così un paradosso: «Lo Stato incassa questi 100 miliardi dai giochi legalizzati», ha concluso il sindaco Lovato, «e poi ne spende altrettanti per curare i ludopatici». •

Zeno Martini

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