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Museo dei jeans, parte dall’Ottocento

Sono 106 i capi di abbigliamento che formano il museo dei jeans
Sono 106 i capi di abbigliamento che formano il museo dei jeans
Sono 106 i capi di abbigliamento che formano il museo dei jeans
Sono 106 i capi di abbigliamento che formano il museo dei jeans

Un museo del jeans a San Bonifacio. A crearlo è stata un’azienda che dal 1982 lavora il tessuto denim e confeziona con esso capi per marchi importanti, Elleti Group, la quale ha deciso di mettere a disposizione di tutti la propria collezione di pantaloni e giacche. A formarla sono 106 capi: i più vecchi risalgono alla metà dell’Ottocento e i più recenti agli anni Settanta. UNA SORTA DI VIAGGIO nella storia dell’abbigliamento. Si tratta per la maggior parte di Levi Strauss & Co., ma non mancano indumenti di altri nomi storici, come Lee e Wrangler, o riportanti marchi come Stronghold, Big Mac, Boss Of The Road, Gold Medal e altri, alcuni dei quali sono scomparsi da tempo dal mercato. I pantaloni e le giacche in jeans esposte a San Bonifacio, che potranno essere visti facendo richiesta all’azienda, dato che il museo si trova all’interno dello stabilimento di via del Lavoro, sono stati raccolti grazie a un lavoro di ricerca certosino. Alcuni capi sono stati acquistati da collezionisti di mezzo mondo, in particolare giapponesi, e altri ottenuti dopo lunghi inseguimenti. D’altronde si tratta di pezzi ormai unici, alcuni dei quali possono valere varie decine di migliaia di euro, e che in qualche modo sono intrisi di storia. Basta pensare, giusto per fare qualche esempio, alle giacche usate dai minatori dell’Ottocento, ai jeans con il marchio dei prigionieri di guerra degli americani della Seconda guerra mondiale o ai pantaloni in denim a zampa di cavallo degli anni Settanta. La presentazione del Mode (Museum of denim Elleti group), al quale è stato dedicato anche un catalogo, è avvenuta nell’ambito di un incontro che ha visto arrivare a San Bonifacio alcuni fra i principali imprenditori europei del settore. Prima dell’inaugurazione, si è svolta una tavola rotonda introdotta dal fondatore di Elleti Luigi Lovato alla quale hanno partecipato Alberto Candiani, il pioniere del denim in Italia e proprietario dell’omonimo gruppo, Matteo Marzotto, Matteo Sinigaglia, Ceo di Fashion box, e produttori di vari paesi europei, come Adriano Goldschmied, Jason Denham e Tony Tonnaer. Elleti, che conta undici stabilimenti fra Italia, Romania e Tunisia, con tremila dipendenti e riesce a produrre 14 milioni di capi all’anno, realizzando un fatturato di oltre 80 milioni di euro, nell’occasione ha anche presentato Stadium. Si tratta di uno spazio fatto da gradinate in cui sono esposti circa 12mila capi realizzati dal suo nascere a oggi dall’azienda sambonifacese. «ABBIAMO voluto creare questi spazi perché essi siano un luogo a cui guardare per trovare ispirazione e nuove idee», spiega Lovato. D’altronde, anche nel confronto fra gli imprenditori dell’abbigliamento è stato rimarcato più volte che, soprattutto per i jeans, lo studio dei modelli del passato è importante per realizzare i nuovi prodotti. «Questa è l’eredità che vogliamo lasciare alle future generazioni del settore della moda», aggiunge il patron di Elleti. «È solo sapendo da dove si arriva, infatti, che si può capire in che direzione muoversi per un futuro migliore». •

Luca Fiorin

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