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Monte Bellocca, finita la pace Asfalto nuovo per la cava

La strada che lambisce la cava dismessa da una decina di anniLa cava Bellocca sopra la frazione Finetti
La strada che lambisce la cava dismessa da una decina di anniLa cava Bellocca sopra la frazione Finetti
La strada che lambisce la cava dismessa da una decina di anniLa cava Bellocca sopra la frazione Finetti
La strada che lambisce la cava dismessa da una decina di anniLa cava Bellocca sopra la frazione Finetti

È durata solo cinque anni la pace per il monte Bellocca, un antico vulcano spento sulla dorsale Est della Val d’Illasi nel Comune di Tregnago al confine con la Val d’Alpone e il Comune di San Giovanni Ilarione, luogo conteso in passato per i suoi pascoli, ultimamente difeso con i denti dalle amministrazioni comunali dei due paesi per impedire lo scempio di nuove cave e miniere. Sventato cinque anni fa, con il diniego della commissione regionale di valutazione di impatto ambientale il pericolo dell’apertura di una miniera di bentonite, sembrava finalmente arrivata la pace anche per l’area vicina alla strada che collega i due Comuni passando per rispettive frazioni di Finetti e Cattignano, tormentata da una cava di inerti che era chiusa da una decina d’anni per fallimento della ditta Mainente che la gestiva. Invece lo scorso anno la ditta Inerti San Valentino srl ha acquisito il fallimento Mainente e a maggio, dopo aver ottenuto dalla Regione le necessarie autorizzazioni per la riapertura della coltivazione della cava di inerti, ha proposto al Comune di Tregnago, sul cui perimetro ricade l’area di cava, di poter sistemare a proprie spese alcuni tratti della strada di collegamento fra la strada provinciale 10 della Val d’Illasi e la località Bellocca, dove ha sede la cava. La convenzione sottoscritta parla di circa 300mila euro per la messa in sicurezza di alcuni tratti pericolosi per il transito di mezzi pesanti che scenderebbero carichi dalla cava verso la provinciale 10. La ditta dichiara di non pretendere nulla in cambio dall'amministrazione comunale per questa donazione liberale. Proprio per questo la notizia ha allarmato la lista di minoranza Civica Gialloblu che con i suoi sindaci (Marco Pezzotti e Renato Ridolfi) aveva sempre condotto una forte e vincente opposizione contro l’attività estrattiva, arrivando a imporre sulla strada, che è comunale, il divieto di transito ai mezzi pesanti. «Siamo molto preoccupati per quello che potrebbe succedere a breve sul monte Bellocca», esordiscono i consiglieri della Civica Gialloblu, «perché un soggetto privato doni al Comune un valore così ingente in asfaltatura e manutenzione stradale è quantomeno singolare e fa inevitabilmente sorgere qualche domanda». «Il timore più grande è che a breve sia riaperta la ex cava, oramai dismessa da più di dieci anni», aggiungono, «e da quanto abbiamo potuto apprendere, anche da notizie comparse di recente in rete in fase di vendita dell’area, potrebbero essere estratti dalla ex cava ben 350mila metri cubi di materiale. Se ciò fosse confermato, il fatto sarebbe gravissimo, sotto diversi punti di vista: distruzione di un’area particolarmente delicata e di assoluto pregio per il nostro territorio; riapertura di una ferita che, grazie agli sforzi delle amministrazioni comunali precedenti della Civica Gialloblu, si era finalmente rimarginata. Quella cava era di fatto chiusa e le conseguenze di una riapertura sarebbero terrificanti anche sotto il profilo dell’inquinamento ambientale, basti pensare alle polveri e al traffico di mezzi pesanti su tutta la strada che collega la frazione di Finetti a Tregnago e poi i paesi della media e bassa Val d’Illasi attraversati dai carichi», denunciano i consiglieri di minoranza. «La Civica Gialloblu, con i propri sindaci e consiglieri, si è sempre battuta per la salvaguardia del nostro territorio, scongiurando aggressioni dall’esterno da parte di soggetti solo interessati al proprio tornaconto e certamente non alla protezione delle nostre colline», osserva il capogruppo Christian Colombari, ricordando anche la vittoriosa battaglia condotta assieme ai cittadini per impedire l’apertura di una discarica in una altra ex-cava, quella del monte Tomelon. «Sono finiti quegli anni? Mi auguro di no. Ma il timore che stia succedendo qualcosa alle pendici della nostra Bellocca è alto. Non vorrei che si svendesse un pezzo di territorio in cambio di qualche chilometro di asfalto per-elettorale», conclude Colombari.•.

Vittorio Zambaldo

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