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Intanto i vigili del fuoco hanno sanificato l'edificio

Mezzane: Croce Rossa alla casa di riposo
Alcune dipendenti difendono la struttura

Il caso
La Croce Rossa alla casa di riposo di Mezzane
La Croce Rossa alla casa di riposo di Mezzane
La Croce Rossa alla casa di riposo di Mezzane
La Croce Rossa alla casa di riposo di Mezzane

È sempre emergenza Covid-19 al Centro servizi Sacro Cuore di Mezzane di Sotto, la casa di riposo di proprietà e in parte gestita dall’Istituto Sorelle della Misericordia e dichiarata dalla Protezione civile «focolaio di contagio» . Per questo, su richiesta del sindaco Giovanni Carrarini, sono intervenuti ieri i vigili del fuoco di Verona con quattro mezzi e una squadra di otto uomini con il compito di sanificare la struttura.

L’intervento è stato fatto all’esterno e in alcune stanze adibite ad uffici, operazione che non ha comportato il trasferimento degli ospiti. Intanto anche il prefetto di Verona Donato Cafagna, ha inviato un gruppo di lavoro del Comitato Est Veronese della Croce rossa italiana per un sopralluogo, con lo scopo di valutare l'avvio di un servizio di supporto.

 

IL COMITATO. «Stante le necessità manifestate dalla direttrice della struttura», si legge in un post sulla pagina Facebook del Comitato, «abbiamo coinvolto il Corpo militare Cri e le infermiere volontarie. Inoltre, per il tramite del presidente Cri regionale, è stata richiesta la collaborazione di tutti i Comitati Cri del Veneto». La situazione non è facile con 70 ospiti positivi e 19 operatori nella stessa condizione, almeno secondo gli ultimi dati disponibili.

 

Alle proteste di alcune operatrici, che hanno lamentato colpevoli ritardi sia nella distribuzione dei dispositivi per la protezione individuale sia nei controlli con tampone per isolare le persone positive al virus, hanno risposto ieri con una lettera altre operatrici e personale sanitario, che leggendo gli articoli usciti nei giorni scorsi dicono di aver sofferto «perché c’è una cosa che fa più paura di questo virus ed è l’ipocrisia espressa da certe persone in un momento nel quale si contano i morti e le motivazioni a continuare si perdono dentro a stanze troppo intrise di paura, di rabbia, per il dolore causato dal vedersi impotenti di fronte a questo flagello, stanze piene di lacrime».

«Ma ci sono soggetti che si permettono di infangare e sputare nel piatto che finora ha loro dato uno stipendio, e solo per rancori personali», proseguono, parlando delle loro colleghe che hanno denunciato la situazione interna alla struttura. «Giocano sulle fragilità dei sentimenti dei parenti lontani e preoccupati, ma soprattutto sulle lacrime e la stanchezza delle proprie colleghe che, sfinite, non sanno cosa può succedere tra un attimo, un'ora, un giorno. Sono colleghe che vivono con la perenne paura di non aver fatto mai abbastanza, tuttavia continuano ad essere presenti, nonostante tutto».

 

COLLEGHE CONTRO. L’accusa che muovono alle loro colleghe di lavoro è che «non era questo il momento. Se avevano rancori, del malessere che era presente già da prima dell’epidemia di Covid-19, avrebbero potuto scegliere di andarsene e nessuno avrebbe pianto per le loro dimissioni».

Poi l’accusa a una operatrice: «Qualcuna avrebbe dovuto avere la coscienza di rimanere a casa in quarantena, dopo essere stata in zona rossa, oppure scegliere l'auto isolamento. Ma non lo ha fatto. Si è preferito rivendicare i propri diritti infangando il piatto che le dava da mangiare, mettendo a rischio tutti: la struttura, gli ospiti, i familiari e tutti i colleghi. Ci dissociamo da tutto ciò che è stato detto e scritto. I medici e la psicologa del Centro servizi Sacro Cuore appoggiano e sostengono l'iniziativa del personale che con tanta dedizione continua a svolgere il proprio servizio», assicurano le firmatarie del documento. Le quali presentano il Centro servizi Sacro Cuore, come «luogo dove noi stiamo combattendo in prima linea contro un nemico terribile che sta mietendo vittime tra i nostri anziani e diciamo nostri perché nella quotidianità sono diventati la nostra famiglia», concludono.

Vittorio Zambaldo

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