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«Le nostre nozze, 72 anni fa»

Natalina Pasi, 92 anni e Adelino Meneghelli, 99, insieme da 72 anni, festeggiati da figli, nipoti e pronipoti
Natalina Pasi, 92 anni e Adelino Meneghelli, 99, insieme da 72 anni, festeggiati da figli, nipoti e pronipoti
Natalina Pasi, 92 anni e Adelino Meneghelli, 99, insieme da 72 anni, festeggiati da figli, nipoti e pronipoti
Natalina Pasi, 92 anni e Adelino Meneghelli, 99, insieme da 72 anni, festeggiati da figli, nipoti e pronipoti

La fede che porta al dito da 72 anni rimanda ai momenti tragici della guerra d’Albania, quando il suo futuro marito, allora militare del genio, assieme a un commilitone rischiò di saltare per aria sminando la bomba, trovata nella cantina di un’abitazione di proprietà di una signora schipetana. La ricompensa promessa dalla padrona di casa qualora l’immobile fosse rimasto in piedi a disinnesco avvenuto, era un pasto giornaliero e la spartizione di una moneta d’oro. A conflitto bellico ultimato, rifondendo la parte di metallo prezioso ricevuto Adelino Meneghelli, 100 anni il prossimo 23 dicembre, ha potuto regalare alla donna della sua vita, Natalina Pasi, 93 anni il 24 dicembre, il simbolo per antonomasia di fedeltà coniugale. Storie d’altri tempi, frutto di momenti drammatici e della grande capacità di ingegnarsi costi quel che costi. Nei giorni scorsi i coniugi Meneghelli hanno festeggiato i 72 anni di matrimonio raccontando a nipoti e pronipoti i ricordi fusi nella fede matrimoniale e guardando con nostalgia la foto in bianco e nero che li ritrae il giorno del matrimonio. In prima fila sotto il gazebo della loro casa in via Pomella non potevano mancare i figli Arturo e Giovanna con moglie e marito. Sorridente per ritrovarsi al centro di tante attenzioni, Adelino ha raccontato la paura di lasciarci le penne poco più che ventenne e la fame patita in Albania, in Montenegro e durante la campagna in Grecia durante l’ultima guerra. Fu la prospettiva di un piatto di minestra sicuro tutti i giorni a indurlo a rischiare la vita neutralizzando la bomba. Quando però, Mussolini diede l’ordine di marciare alla conquista della Russia, Adelino non ne volle sapere e confluì nelle file della brigata Garibaldi, il gruppo partigiano più numeroso e organizzato che si batté contro i nazifascisti. Ma se il marito accusa qualche vuoto di memoria nel raccontarsi, Natalina ha ancora la grinta che per un altro po’ di tempo le consentirà di condurre l’auto. Fisici fuori del comune, forgiati dalle tante ristrettezze superate. Nonostante l’acqua passata sotto i ponti, i bisnonni Meneghelli non hanno certo dimenticato il primo giorno di vita insieme. Era il 1948, all’epoca lui aveva 27 anni e lei 20. Per innamorasi non avevano dovuto fare tanta strada, essendo entrambi perzacchesi. Messa in chiesa alle 9, lei in abito bianco, lui in completo grigio. Ultimata la cerimonia, battimani e felicitazioni di parenti e compaesani, rinfresco e corteo per le vie del paese. Com’era comune a quei tempi di miseria diffusa, i novelli sposi non tenevano soldi in tasca. Ma avevano una certezza al nostro tempo divenuta un grosso punto interrogativo, specie per i giovani: quella del lavoro. Per sbarcare il lunario Adelino e Natalina avevano iniziato adolescenti a rimboccarsi le maniche. Lei nei campi della zona e nelle risaie di Novara prima di dedicarsi, ormai trentenne, al lavoro da casa come addetta alle confezioni. Tra i solchi di terra ha sgobbato anche Adelino, poi passato al duro mestiere di operaio in una fornace di mattoni fino al pensionamento. «Ci sposammo di sabato con l’essenziale», racconta Natalina. «tribolando e risparmiando avevamo potuto permetterci di comprare una cameretta e un minimo di cucina. Io però», continua la donna, «non avevo neppure le ciabatte, acquistate da mio marito un paio di giorni dopo la cerimonia. Mia suocera aveva contributo dandoci quattro soldi, così potemmo comperare anche la bambola da mettere sopra la tavola». All’epoca regalare un bambola a una donna sposata, da esporre sul letto o da qualche altra parte della casa, significava augurarle figli in tempi rapidi. Sia come sia, il primogenito Arturo nacque giusto un anno dopo. «Eravamo poveri ma non ci è mai mancato da mangiare perché mio marito ha sempre lavorato per tre», taglia corto la signora. Natalina non è certo stata da meno del marito, tanto che taglia e cuce ancora adesso per i bisogni famigliari, oltre che destreggiarsi con nonchalance tra i fornelli. Un piatto che all’anziana signora riesce particolarmente bene è il risotto col tastalsal. Ma l’anziana donna non esita a cimentarsi anche con le ricette copiate dai programmi in tivù d’arte culinaria. In ferie? Mai andati, se si escludono gli ultimi anni con periodi trascorsi sulla riviera emiliano-romagnola. Alla richiesta di comparazione tra i tempi andati e gli attuali, Natalina risponde così: «Oggi si starebbe meglio. Ma ai nostri tempi c’era più amore tra la gente. Un tempo le famiglie si aiutavano le une con le altre perché eravamo tutti poveri. Così l’unione era tanta».

Pietro Taddei

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