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Lavoro nero e droga, mercato in stazione

Carabinieri durante un controllo della scorsa estate alla stazione di San Bonifacio
Carabinieri durante un controllo della scorsa estate alla stazione di San Bonifacio
Carabinieri durante un controllo della scorsa estate alla stazione di San Bonifacio
Carabinieri durante un controllo della scorsa estate alla stazione di San Bonifacio

Nella zona della stazione ferroviaria di San Bonifacio il «discount» della forza lavoro a basso costo e «l’ingrosso» degli stupefacenti: è il preoccupante scenario dipinto l’altra sera in Consiglio comunale dal sindaco Giampaolo Provoli. Caporalato e traffico di stupefacenti sembrano quindi il substrato che spiegherebbe la concentrazione di cittadini stranieri senza fissa dimora nella zona della stazione dopo l’abbattimento della ex Falco e della ex Perlini: di più, stando a quanto sostiene Provoli, «il 60 per cento delle persone controllate nelle retate dei carabinieri sono impiegati nel caporalato», ha detto il sindaco, precisando che si tratta di una percentuale per difetto e che il fenomeno sarebbe stato evidenziato dai controlli effettuati anche attraverso la videosorveglianza. Sulla zona, poi, si sarebbero trasferite le «centrali dello smercio di droga che prima si affacciavano sulla strada regionale 11 e venivano raggiunte attraverso il sottopasso ferroviario». Protagonisti di entrambi i fenomeni «senza fissa dimora che assediano i bagni della stazione e non sono sempre le stesse persone». La stazione, però, «è competenza della Polfer, la Polizia locale non potrebbe nemmeno andarci», le parole di Provoli che ha nuovamente ribadito la necessità di un presidio permanente per il quale il servizio garantito da carabinieri, Guardia di finanza, Polizia locale e dall’Associazione nazionale carabinieri finirebbe per fare da integrazione. Partendo però dal presupposto che il treno non lo prendono solo i sambonifacesi, la mossa che l’intero Consiglio comunale ha verbalmente convenuto di mettere in campo è coinvolgere i sindaci dei Comuni vicini: un fronte compatto, quindi, costruito attorno ad un documento che dovrebbe partire dal Consiglio di San Bonifacio. Documento che, invero, già alla precedente seduta si era deciso di elaborare ma del quale, tuttavia, l’altra sera non c’era traccia se non la conferma da parte di Nicola Gambin (il consigliere di Forza Italia che all’ultima seduta aveva sollevato il problema sicurezza) che la mozione sarebbe in gestazione: di sicurezza si è comunque discusso perché, ritenendo come «fuori controllo» la situazione di degrado e ordine pubblico a San Bonifacio (parole del capogruppo della Lega Emanuele Ferrarese) una mozione presentata dai sei consiglieri di minoranza, cioè la Lega, Gambin e Barbara Sommaggio (Uniti-Per San Bonifacio) ha chiesto l’abolizione della Commissione sulla sicurezza urbana costituita tre anni fa. Oltre ad elencare i problemi da mesi sotto gli occhi di tutti, Ferrarese ha lamentato come non si sia mai fatta informazione sull’operato della Commissione, ha chiesto azioni incisive, ha proposto di coinvolgere i circoli culturali di altre etnie a scopo di mediazione culturale, ha chiesto la rendicontazione di Daspo e denunce, evidenziato che l’importante servizio di vigilanza garantito anche dall’Anc non basta. Davanti alla «legge italiana che non aiuta», meglio optare per il ricorso ad «istituti di vigilanza privata, l’approntamento di un assessorato alla sicurezza e», ha aggiunto Ferrarese facendo a questo riguardo un’unica voce col collega Alessandro Mazzon, «alla luce delle problematiche evidenziate (caporalato e traffico di sostanze, ndr) combatterle o integrare la commissione di altre competenze». Tutti d’accordo, infine, sull’allargare il fronte agli altri Comuni che, tuttavia, non possono al momento seguire la discussione: il consueto streaming della seduta consiliare da ieri pomeriggio non è più disponibile.•.

Paola Dalli Cani

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