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«La questione Ca’ Bianca non è terminata»

Attilio Gastaldello, sindaco di San Giovanni Lupatoto
Attilio Gastaldello, sindaco di San Giovanni Lupatoto
Attilio Gastaldello, sindaco di San Giovanni Lupatoto
Attilio Gastaldello, sindaco di San Giovanni Lupatoto

«La questione Ca’ Bianca non è terminata con la sentenza del Consiglio di Stato che ci ha dato ragione. Siamo alle prese con un imprenditore che intende sfruttare al meglio la discarica per finalità economiche. Ma noi amministratori dobbiamo guardare prima di tutto alla salute della gente»: parole pronunciate dal sindaco lupatotino Attilio Gastaldello al centro comunitario di Raldon, durante l'incontro indetto dal comitato antidiscarica di Campagnola per cantare vittoria in seguito alla sentenza del Consiglio di Stato che ha accolto il ricorso di tre Comuni (Bovolone, Oppeano e San Giovanni Lupatoto) che ha bloccato l'ampliamento dell'impianto per rifiuti speciali di Ca’Bianca. Il maggiore conferimento di 300mila metri cubi era stato deliberato dalla Regione per consentire all’Inerteco, la ditta autorizzata a eseguire il duplice intervento, di recuperare gli 11 milioni di euro ritenuti necessari a bonificare e trasformare in parco urbano il sito inquinato di cava Bastiello, a Isola Rizza, da cedere poi gratuitamente a quel Comune. Ma il fermo discarica ha determinato anche lo stop dei lavori a Isola quando disinquinamento e conferimenti erano a metà. Il sindaco di San Giovanni Lupatoto, che di professione è avvocato, ha fatto una particolareggiata valutazione della sentenza (54 pagine) emanata dal Consiglio di Stato che, a parere di Gastaldello, «contribuisce ad avere più fiducia sul futuro. Nel nostro caso non si tratta di una questione politica ma di salute. Di mezzo c'è un'eredità da non lasciare ai nostri figli». Gastaldello ha poi chiarito che il pronunciamento su Ca’ Bianca della magistratura contabile dello Stato è inappellabile, «poiché per le questioni amministrative non è previsto il terzo grado di giudizio in Cassazione». Il primo cittadino ha proseguito elencando i punti della sentenza ritenuti «interessanti». Fra l'altro, la competenza dei Comuni limitrofi all'impianto di smaltimento a ricorrere in tribunale quando si tratta di questioni ambientali che esulano dai confini dell'ente sede della discarica. Quindi la contrarietà del Consiglio di Stato all'autorizzazione unica quando, come nella fattispecie, i procedimenti dovrebbero essere due, riguardando l'intervento siti diversi. Si è poi soffermato sulla censura alla precedente sentenza del Tar che aveva giudicato corretto l'ampliamento per recuperare le risorse necessarie a bonificare la cava isolana. Plauso di Gastaldello anche al «no» ad ampliare Ca’Bianca creando cumuli più alti dei precedenti, «che probabilmente avrebbero sfondato il fondo della discarica e inquinato la falda sottostante». Il sindaco ha continuato la disamina definendo la sentenza «importante su scala nazionale». Il primo cittadino ha concluso con un doppio invito: ridurre al minimo la produzione di rifiuti per limitare il numero delle discariche e mantenere la mobilitazione anti Ca’ Bianca, «poiché probabilmente il problema si ripresenterà». Ampiamente soddisfatto il commento del sindaco di Oppeano, Pietro Giaretta: «Con tutta probabilità, l'ampliamento avrebbe inquinato la falda sotto Vallese, più a valle dell'impianto. Ripartiamo mettendo al centro la salute dei cittadini e Oppeano vi sarà di nuovo vicino». «In avvio, la discarica doveva bonificare una piccola area ma strada facendo è stata continuamente ampliata con il consenso del Comune di Zevio, per questioni di soldi», ha accusato Stefano Fittà, consigliere comunale di Zevio bene comune. «Buonsenso avrebbe voluto che l'impianto sorgesse in luogo idoneo, invece così non è poiché in area di ricarica acquiferi». Fittà ha concluso augurandosi la fine definitiva della discarica e una gestione attenta del post mortem dell'impianto. Prima il comitato aveva lanciato l'allarme inertizzatore, impianto per rendere compatibili in discariche per speciali i rifiuti pericolosi. «Non vorremmo che l'inertizzatore continuasse a funzionare disperdendo in atmosfera una gran quantità di polveri, per poi conferire i rifiuti non più a Ca’ Bianca ma altrove». •

Piero Taddei

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