<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

L’urgenza: soluzioni per i bambini

Il sindaco Giampaolo Provoli DIENNEFOTO
Il sindaco Giampaolo Provoli DIENNEFOTO
Il sindaco Giampaolo Provoli DIENNEFOTO
Il sindaco Giampaolo Provoli DIENNEFOTO

Nemmeno a San Bonifacio, il sindaco Giampaolo Provoli ha una terapia o il vaccino per proteggersi dal coronavirus. Perciò, gli assembramenti sono vietati. Dunque, perché le proteste di piazza? I manifestanti sostenuti dalla Confcommercio avevano avvisato ufficialmente il Comune, diversamente dai manifestanti sostenuti dalla Lega Nord. Davanti ai negozi. Anche se figurato, comunque dissenso pubblico. Non c’ero, in entrambe le circostanze. Oggi, gli esercenti. Domani, qualcun altro. Innanzitutto, la salute; perciò, nessun ammassamento. Ma è così: in molti organizzerebbero delle assemblee. C’è troppa incertezza, sebbene si riaccendano i macchinari e si rialzino le serrande. Prima, i manifestanti con i lumi; poi, con il lutto. E i 30 mila morti da coronavirus? Le candele rappresentano la speranza. Il nero non è opportuno. Consensi piuttosto che incassi? La Lega Nord, in Consiglio comunale, è all’opposizione. Vero è che i commercianti, nella sua cittadina, sono il doppio (22 per cento) di industriali e agricoltori. Nonostante le crisi precedenti, sono sempre state avviate delle attività: di servizi più che al dettaglio. Dopo il capoluogo Verona, San Bonifacio è il Comune con più casi di coronavirus. Sono 160: 60 contagiati, 100 quarantenati. Tra i contagiati, ci sono parecchi addetti sanitari che lavorano nella provincia. È tra i Comuni con più aziende (2.600). Anche multinazionali, che producono manufatti o gestiscono la logistica. Siamo tra due caselli autostradali: Soave e Montebello, nel Vicentino. Abbiamo delle aree produttive in cui insediarsi e trovare degli accordi che compensino interessi privati e benefici pubblici. Perderemo il posto? A San Bonifacio, la manifattura, anche adesso, riceve ordinativi dall’estero. La logistica movimenta di conseguenza. I coltivatori di vitigni, frutta e verdura sono rimasti senza la manodopera straniera perché non può ancora raggiungere l’Italia. C’è necessità di almeno una cinquantina di braccianti al giorno. I commercianti chissà quanto resisteranno. Nonni a casa. Figli a casa. Genitori a casa. Anzi: metà a casa, metà al lavoro. Avete un manuale di sopravvivenza? Durante il confinamento domestico di questi mesi, due psicologici - a disposizione fino al 30 giugno, telefonando in municipio - hanno raccolto gratuitamente gli sfoghi di 60 residenti: il 70 per cento, anziani; il 20 per cento, giovani, tra i 18 ed i 30 anni. Gli anziani? Ansiosi. Se soli, soprattutto. I giovani? Depressi. Ma se hanno gli smartphone! Mancanza di relazioni: dal vivo, non da uno schermo. Il restante 10 per cento? Famiglie troppo numerose per rimanere in spazi stretti. L’urgenza nell’emergenza? Mettere assieme, sparsi in mezzo a un campo, i responsabili di campi estivi comunali, parrocchiali e delle associazioni sportive. I ragazzini (circa un migliaio), in qualche modo, debbono giocare. Quante persone assisteva il Comune? Erano 200, prima del coronavirus. Adesso? Sono 600: hanno già ritirato i buoni spesa. Siete oltre 20 mila abitanti. È soltanto l’inizio. Sindaci, praticamente Covid-manager. Ma il budget, nel pubblico quanto nel privato, non è smisurato. Anzi. Il 30 per cento della popolazione non pagherà – perché non potrà – i tributi comunali. Ha esposto il Tricolore sul balcone? Sventola da un’asta in giardino. Sono un alpino. Non è l’unico tra i palazzi e le case. Dica, per davvero: sta andando o non andando tutto bene? Non sta andando tutto bene. E per gli altri sindaci nella vostra chat su WhatsApp? Già, la nostra società di mutuo soccorso al tempo del coronavirus. Concordano. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Stefano Caniato

Suggerimenti