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L’ultimo saluto al maestro Pace
Una vita d’amore per gli insetti

Roberto Pace
Roberto Pace
Roberto Pace
Roberto Pace

Una passeggiata nei campi, un coleottero senza nome, le domande di un bambino: era il 1968, Roberto Pace era il maestro di scuola elementare a Roncà, e fu proprio quella domanda a trasformare la sua passione per gli insetti in una intensa attività di ricerca e studio che in una vita intera lo ha portato a diventare entomologo di fama internazionale. C’è questa storia alle origini della carriera scientifica di Roberto Pace, «il maestro» per i suoi compaesani di Monteforte, l’entomologo per il mondo accademico; Pace si è spento a 81 anni.

Era la sintesi perfetta degli opposti che convivono: se l’oggetto di studio sono sempre stati esseri viventi millimetrici che vivono all’aria aperta e che sono il simbolo stesso della biodiversità, la sua indole invece l’ha portato a condurre una vita riservata, ritirata quasi, eccezion fatta per le lunghe passeggiate sulle colline attorno al suo paese. Ha descritto 4.500 nuove specie descritte e oltre 240 lavori pubblicati. In principio fu una della tante passeggiate che proponeva alle sue classi elementari, alla scuola delle Lore di San Giovanni Ilarione prima, a Roncà poi e per tutta la durata della sua carriera da maestro. Nel 1968 un bimbo di Roncà gli mise tra le mani un coleottero di cui Pace non conosceva il nome: scrisse a Sandro Ruffo, direttore del Museo civico di Storia naturale di Verona che, stupito da tanto interesse, lo invitò al museo. Ruffo, folgorato dalla passione del maestro, gli presentò Giuseppe Osella, conservatore per la zoologia al museo, ed iniziò così una stretta collaborazione diventata partnership accademica. Ruffo e Osella, colpiti dalla passione di Pace e dal suo fervore, recuperarono dal magazzino un microscopio non più utilizzato e glielo misero tra le mani.

Da allora la carriera scientifica di Pace è stata tutto un crescendo: al suo paese, di cui è stato sempre innamorato, lo studioso ha dedicato l’Allotyphlus Pacei Monsfortensis (una sottospecie di Leptotyphlinae scoperto alle Volpare, in fondo alla Val Ponsara) e l’Anommatus Monsfortensis, un altro coleottero scoperto sul Monte Riondo. Una delle sue scoperte più celebri, che gli valse anche un approfondimento da parte della rivista Nature, è la Crowsoniella relicta: la scoprì nel 1972 sui Monti Lepini, a Roma, e fu davvero qualcosa di straordinario perché questa specie di coleottero era stata rinvenuta solo come fossile, tanto da annoverare l’insetto tra quelli estinti da più di 40 milioni di anni. «Il mondo andrebbe avanti anche senza di loro», disse più volte Pace, «ma dal momento che questi organismi esistono, noi abbiamo il dovere morale di conoscerli e studiarli, la sorte degli animali e quella dell’uomo sono unite». Lo disse ben prima di quel 1992 in cui, a Rio de Janeiro, il mondo prese l’impegno a conservare la biodiversità.

E ai bambini spiegava: «Non sono le raccolte di insetti ad essere dannosi, perché gli insetti che si raccolgono hanno già deposto e abbandonato le uova e sono destinati a morire o a diventare cibo per altri animali, ma le modifiche ambientali fatte dall’uomo». I funerali di Pace, ricordato come esemplare figura di coerenza e modestia, saranno celebrati oggi alle 15,30 a Monteforte.

Paola Dalli Cani

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