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L’ingresso diventa parlatorio Un quarto d’ora di colloquio

Uno scorcio della Don Mussolin
Uno scorcio della Don Mussolin
Uno scorcio della Don Mussolin
Uno scorcio della Don Mussolin

Lacrime e gioia dietro a una vetrata perché dopo tre mesi di isolamento, paura e preoccupazione, pur non toccandosi, è facile dire «Che bello potersi vedere... anche se attraverso un vetro»: la casa di riposo Don Bortolo Mussolin di San Bonifacio resta sigillata, ma da tre giorni gli anziani e i loro familiari sono tornati a guardarsi negli occhi grazie a un progetto che si chiama proprio così. Alla fine di uno studio, condizionato dai limiti imposti dalla tipologia costruttiva dell’edificio gestito da Fondazione Opere di assistenza e servizi integrati (Oasi), la soluzione è arrivata proprio dalla vetrata che c’è in ingresso. È stata trasformata in parlatorio: ci arriva un familiare per volta che, rimanendo all’esterno, ha a disposizione 15 minuti per incontrare il proprio caro, che viene accompagnato dall’interno. Mezz’ora il tempo necessario a ogni incontro, perché ogni volta si procede alla sanificazione della vetrata e delle sedie, ma con due ore al mattino e tre al pomeriggio, la direzione della struttura è in grado di garantire 54 incontri settimanali dal lunedì al venerdì, oltre al sabato mattina. Questa la strategia messa in atto per far tornare gradualmente alla normalità una struttura in cui alcuni ospiti sono ancora positivi e dunque isolati, una casa che nel pieno dell’emergenza Covid-19 ha incontrato il virus, si è riorganizzata, ha pianto almeno una decina tra i suoi cento ospiti e ha affrontato le enormi difficoltà conseguenti alle positività di alcuni degli operatori. La situazione è in continuo miglioramento ma già da una decina di giorni di bollettini pubblici non ce ne sono: l’ultimo aggiornamento del sindaco Giampaolo Provoli, il 23 maggio, confermava il graduale rientro del personale a fine quarantena, l’aumento dei negativizzati tra gli anziani e la ripetizione sistematica dei tamponi. Guanti, mascherina, igienizzazione delle mani e appuntamento alla vetrata: ecco le procedure che da lunedì i familiari sono tenuti ad osservare, seguendo un percorso che separa ingresso e uscita. C’è quella sedia ad attenderli, e dall’altra parte del vetro il proprio caro con cui parlare utilizzando ancora una volta quel tablet che in questi tre mesi è stato l’unico modo per comunicare. Funzionerà così per tutti gli ospiti per i quali il medico di struttura e lo psicologo valuteranno che l’incontro abbia effetti positivi. L’isolamento scattato il 25 febbraio, i trasferimenti interni, la malattia di alcuni, soprattutto sotto il profilo psicologico ha avuto delle conseguenze ed è anche per questo che la struttura si riserva una valutazione clinica preliminare ma anche la possibilità che al fianco di alcuni anziani, per l’incontro con i familiari, sia presente anche l’operatore che li accompagna. Il progetto messo a punto alla Don Mussolin prevede inoltre un momento di valutazione successiva all’incontro sempre a salvaguardia degli ospiti. L’obiettivo è rassicurare l’anziano, inserendo gradualmente nella sua normalità ciò che per mesi era sparito e di farlo per gradi, mantenendo dunque il tablet e l’assistenza psicologica che negli ultimi 90 giorni sono stati gli unici strumenti per combattere la paura e il senso di abbandono che ha unito chi stava fuori e chi stava dentro. •

P.D.C.

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