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L’hanno sbloccata dopo secoli

I volontari impegnati durante le operazioni di sblocco della porta FOTO DIENNEIl profilo della piccola portaL’antichissima porticina aperta dopo secoli e lasciata così per i visitatori
I volontari impegnati durante le operazioni di sblocco della porta FOTO DIENNEIl profilo della piccola portaL’antichissima porticina aperta dopo secoli e lasciata così per i visitatori
I volontari impegnati durante le operazioni di sblocco della porta FOTO DIENNEIl profilo della piccola portaL’antichissima porticina aperta dopo secoli e lasciata così per i visitatori
I volontari impegnati durante le operazioni di sblocco della porta FOTO DIENNEIl profilo della piccola portaL’antichissima porticina aperta dopo secoli e lasciata così per i visitatori

È tornata come quando veniva utilizzata sette secoli fa. Dunque un privilegio per noi oggi poterla rivedere così, affascinante ed imponente. Le due imposte dell’antica Porta Aquila, sul versante interno dell’accesso omonimo a nord della cinta muraria merlata, sono appena state restaurate da dieci volontari appartenenti all’associazione Amici delle Antiche Torri. Sodalizio che si è ritagliato un posto sempre più di rilievo nella tutela e nella promozione del patrimonio ereditato dai soavesi dai loro predecessori. La squadra di restauratori, che già si era cimentata in un analogo intervento lo scorso anno per le due ante di Porta Verona, è stata coordinata da Renzo Pastrello, insegnante in pensione di architettura all’istituto superiore Nani di Verona, amante del bello, artista, appassionato restauratore e legatissimo al suo territorio, e Cesare Pozzato, amante anch’egli dei tesori soavesi, restauratore autodidatta di mobili antichi e responsabile del cantiere di Porta Aquila. Un intervento durato a lungo, iniziato in inverno prima del lockdown e concluso in queste settimane di luglio, per due motivi. «Innanzitutto perché, per poter intervenire, è stato necessario chiudere al traffico la carreggiata e dunque la viabilità veniva interrotta momentaneamente», descrivono Pastrello e Pozzato, «ed ogni qualvolta si tornava a lavorare, il che è successo quattro volte, era necessario montare l’impalcatura per poter salire di diversi metri. Impalcatura che poi dovevamo togliere per riaprire la strada al transito dei veicoli». «Inoltre, i passaggi della lavorazione hanno richiesto tempi di attesa molto lunghi», aggiungono i due volontari. I portoni di Porta Aquila non sono quelli originali di sette secoli fa, ma sicuramente ci sono elementi, come alcune tavole di legno recuperate, i catenacci e le serrature che parrebbero risalire al medioevo o ai secoli immediatamente successivi. Pure le borchie inchiodate sulle tavole parrebbero esser vecchie di secoli. Si sa che un primo rimaneggiamento è stato condotto nell’Ottocento, dopo che la strada, via Camuzzoni, venne abbassata di un paio di metri, tanto che sotto il portale sono state poste delle aggiunte in ferro e i buchi nelle tavole vennero stuccati dal gesso. Anche nel Novecento il portone ligneo venne rimaneggiato. Si tratta di due imposte possenti, costituite da tre strati di grosse tavole di legno. Nel condurre l’intervento di restauro, i volontari hanno trovato la porticina alta un metro e mezzo circa, che veniva aperta per far passare i residenti, quando il ponte levatoio era ancora abbassato, ma le porte, quella esterna e quella interna, erano già chiuse per la notte, o durante i giorni a rischio di assalti da parte dei nemici. Da quel piccolo accesso, gli armigeri controllavano uno ad uno i passanti. Ma la porticina notturna era chiusa a chiave dalla notte dei tempi e chissà dove sarà finita la grossa chiave che serviva ad aprire la serratura e il catenaccio. Con molta pazienza, i volontari sono riusciti a togliere il catenaccio e a far girare lo «scrocco» della serratura, bloccato da centinaia d’anni. Dopo secoli e secoli così, la portina di accesso notturno a Porta Aquila è stata riaperta ed ora è rimasta semiaperta, in modo che i visitatori possano notare questa particolarità storica. Sono tre gli accessi originali della cinta muraria soavese: le altre aperture e i varchi sono ottocenteschi, fino a quello recente pedonale di due anni fa tra via Ca’ del Bosco, via Adami e corso Vittorio Emanuele II. Tutte e tre le porte hanno il portone in legno quasi originale: quello di Porta Verona, l’accesso principale, è già stato sistemato nel 2019, mentre quest’anno è toccato a Porta Aquila. Rimangono i battenti di Porta Vicenza, sul lato est della cinta merlata, appunto dal versante vicentino. Le due ante del portone in questo caso sono state tolte una trentina di anni fa perché stavano marcendo a causa dell’umidità e per questo sono conservate nel magazzino comunale. «Abbiamo comunicato all’amministrazione comunale», concludono Pastrello e Pozzato, «che siamo disponibili a sistemare anche le imposte lignee di Porta Vicenza, così che possa essere ripristinata anch’essa». •

Zeno Martini

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