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L’ex sindaco Marini «Costa chiami le ruspe»

L’area al centro della discussione tra l’ex sindaco gabriele Marini e il Comune di Monteforte d’Alpone
L’area al centro della discussione tra l’ex sindaco gabriele Marini e il Comune di Monteforte d’Alpone
L’area al centro della discussione tra l’ex sindaco gabriele Marini e il Comune di Monteforte d’Alpone
L’area al centro della discussione tra l’ex sindaco gabriele Marini e il Comune di Monteforte d’Alpone

Terreno inedificabile? «Solo la parte considerata agricola mentre l’altra è edificabile parzialmente ancora dal 1999, ragion per cui il permesso di costruire non può essere negato». Lo ribadisce l’ex sindaco Gabriele Marini dopo la sentenza con la quale il Consiglio di Stato ha accolto l’appello proposto dal Comune di Monteforte d’Alpone contro quella del Tribunale amministrativo regionale del Veneto che aveva ritenuto illegittimo l’annullamento del permesso di costruire su un terreno, sintesi dell’accorpamento di due mappali, di proprietà di congiunti dell’ex primo cittadino. Il Consiglio di Stato ha ribaltato il pronunciamento attestando il corretto operare del Comune, visto che il permesso di costruire «prevedeva un edificio in zona ex se inedificabile». Marini, affidando il suo pensiero alla pagina Facebook del gruppo di minoranza Tradizione nel futuro, ritiene che «il Consiglio di Stato è intervenuto, invece, su quella porzione del terreno considerata agricola confermandola tale (diversamente da quello statuito dal Tar del Veneto) e non su tutto il lotto. È lì che si scontra la problematica tra Piano di assetto del territorio e Piano degli interventi» e non, dunque, sull’intera superficie disponibile. Il pronunciamento del Consiglio di Stato apre, piuttosto, un altro capitolo: «Le conseguenze di siffatta decisione coinvolgono ora tutti quei soggetti che si trovano in questa situazione, ovvero hanno edificato in contrasto tra Pat e Pi. In quell’area vi sono altri casi in questa stessa condizione», evidenzia l’ex primo cittadino, «con la significativa differenza che hanno già provveduto a costruire e ora sono degli edifici terminati. A questo punto», considera, «per una questione di uguaglianza della legge e delle sentenze, il sindaco Roberto Costa si dovrà assumere la responsabilità, assieme al responsabile dell’Ufficio tecnico, di verificare tutti i casi che presentano tali problematiche ed intervenire, anche con interventi demolitori, per il ripristino della legalità». Infine, la stoccata politica nel ricordare a Costa il suo ruolo di vicesindaco nel 2014 quando venne «adottato il Piano degli interventi con le caratteristiche che il Consiglio di Stato ha ritenuto non coerenti. Noi all’epoca ci eravamo fidati», prosegue aggiungendo che «Costa, pur di annientare il sottoscritto, ha rinnegato quello che aveva adottato. Come si comporterà adesso con tutte le altre costruzioni che contrastano tra Pat e Pi? I cittadini che ci rimetteranno sapranno chi ringraziare».•.

Paola Dalli Cani

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