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L’Est Veronese
«adotta» le donne di Amatrice

Le amatriciane che fanno parte del gruppo «La casa delle donne», con i costumi tipici delle attività artigianali locali
Le amatriciane che fanno parte del gruppo «La casa delle donne», con i costumi tipici delle attività artigianali locali
Le amatriciane che fanno parte del gruppo «La casa delle donne», con i costumi tipici delle attività artigianali locali
Le amatriciane che fanno parte del gruppo «La casa delle donne», con i costumi tipici delle attività artigianali locali

Amatrice chiama e Verona risponde. È iniziata da circa un mese una gara di solidarietà, partita dell’Est veronese, ma destinata ad espandersi a tutta la provincia, coinvolgendo diverse realtà del territorio.

Si tratta di tre progetti concreti per la futura Amatrice, che sono stati presentati a Caldiero, nella sala consiliare, da alcune associazioni amatriciane, per favorire la ricostruzione del centro colpito dal terremoto che si è scatenato sugli Appennini dal 24 agosto scorso.

IL VIAGGIO A CALDIERO. Grazie a Emanuela Sigismondi, originaria di Retrosi, frazione di Amatrice e oggi residente a Caldiero, è stato costruito un ponte diretto tra l’associazione «La Casa delle donne di Amatrice e frazioni» e altre realtà del rietino, e le associazioni di volontariato del veronese. Nei giorni scorsi Sigismondi ha invitato a Caldiero la presidente del sodalizio La casa delle donne Sonia Mascioli, la vicepresidente Sabrina Capanna, la segretaria Claudia Mozzetti e la volontaria Francesca Nardi. Ad accompagnarle a Caldiero, è venuto anche Renzo Mozzetti, altro volontario, il quale ha presentato il progetto della futura «Casa delle associazioni» di Amatrice.

UNA CASA PER RITROVARSI. L’obiettivo è quello di sostenere la costruzione di una struttura antisismica che diventerà la sede delle associazioni amatriciane, tra le quali Avis, Pro loco, gruppo alpini, Cai, centro giovanile e centro anziani. «Più di metà della popolazione di Amatrice era attiva nel volontariato prima del sisma», ha spiegato Renzo Mozzetti, «ed è importante per questo puntare sul volontariato per la ricostruzione e per far rinascere Amatrice socialmente».

«Oggi metà della popolazione è alloggiata fuori Amatrice», ha proseguito nella delucidazione Mozzetti, «tutti mangiano e dormono, ma ciò che ci manca è un luogo dove socializzare e dopo tante scosse, i luoghi ce li dobbiamo reinventare».

La presidente Sonia Mascioli ha presentato invece un secondo progetto, ovvero la Casa delle donne di Amatrice e frazioni. «In questo caso, possono partecipare alla costruzione di un centro di aggregazione solo le donne», ha spiegato Mascioli. «Molte delle nostre concittadine», aggiunge, «se ne sono andate: per questo vogliamo farle tornare, convinte che se ritorneranno loro, allora i figli non se ne andranno».

IL TERZO PROGETTO. Ma non è ancora tutto, perché Sigismondi assieme all’imprenditore veronese Claudio Gaiga di Edilizia Innovativa, hanno presentato al pubblico, un terzo progetto a favore degli amatriciani che si chiama «Doniamo una casa per Amatrice». «Si tratta di costruire una casa in legno, una struttura antisismica da donare ad una famiglia rimasta senza abitazione», illustra Emanuela Sigismondi. E aggiunge: «Per riuscire a fare ciò, è necessario raccogliere i fondi per comperare il materiale e poi l’azienda veronese di Gaiga, verrà a montarla a costo zero».

Tra i presenti in sala, che si sono attivati da subito per sostenere questi tre progetti, c’erano alcuni volontari delle associazioni Gocce di Caldierino, Insieme Verona Est, Le ali di Thomas Onlus, la pasticcera di Vago Deborah Vena, che ha sposato la causa delle donne di Amatrice e gli amministratori del Comune di Caldiero, con in testa l’assessore Andrea Dal Sasso.

«I tre progetti possono essere sostenuti da chiunque desideri darci una mano», è l’appello di Sigismondi, «vorremmo che queste tre strutture fossero il dono dei veronesi per gli amatriciani».

Zeno Martini

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