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«L’avevo sentita poco prima quel bastardo me l’ha uccisa»

La signora Rita al centro in nero abbracciata dai parenti
La signora Rita al centro in nero abbracciata dai parenti
La signora Rita al centro in nero abbracciata dai parenti
La signora Rita al centro in nero abbracciata dai parenti

«L’avevo sentita mercoledì alle 11.24, mezz’ora prima che quel bastardo la uccidesse». Rita, la mamma di Teresa, lo definisce così il 22enne che mercoledì scorso ha ucciso la figlia, nell’appartamento del cantone svizzero San Gallo. Si aggrappava al braccio del nipote Giuseppe, ieri, la donna arrivata da Cotronei, in provincia di Crotone, per rivedere per l’ultima volta la sua Teresa, chiusa dentro una bara. Aveva dovuto crescere in fretta Teresa, a Cotronei. A soli 15 anni era rimasta incinta di Giuseppe, e una manciata di anni dopo con il marito Salvatore aveva lasciato il Sud alla ricerca di una vita migliore al Nord, nelle campagne della provincia veronese. Rita non la vedeva spesso la figlia, che tornava in Calabria in estate, durante le vacanze. Ma si sentivano regolarmente al telefono. «Mercoledì mattina l’avevo chiamata perché, nei giorni scorsi, era morto un cinquantenne del paese. Lì siamo in pochi, ci conosciamo tutti, e Teresa voleva fare le condoglianze alla famiglia. Le avevo suggerito di chiamare direttamente i parenti, e so che lei poi lo ha fatto. Pochi minuti prima di morire», racconta la donna. Era felice Teresa in quella famiglia, dove era andata a lavorare quattro anni fa, lasciando i figli a Verona per uno stipendio più alto rispetto a quello che le garantiva il lavoro di addetta alle pulizie all’ospedale di Bovolone. Era stata quindi assunta da due professionisti italiani che a San Gallo avevano necessità di una governante. «Si era affezionata a quelle due bambine, le accudiva come fossero figlie sue, fino a dare la sua vita per salvarle», racconta Rita, che ricorda Teresa come «tanto altruista, oltre che una grande lavoratrice». Lei, la notizia della morte della figlia non l’ha avuta subito. «Hanno cercato di tenermela nascosta per un po’, ma non ci sono riusciti». L’altro figlio, Alberto, era stato infatti avvisato dalla polizia svizzera nel primo pomeriggio. «Ma non mi ha detto nulla subito, per proteggermi», spiega. Le è bastato, in serata, vederlo in faccia per capire che era accaduto qualcosa di terribile. •

F.L.

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