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Caldiero

Infartuato e guarito dal Covid partecipa alla Caminada: «Corro per celebrare la vita»

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Roberto Rossignoli
Roberto Rossignoli
Roberto Rossignoli
Roberto Rossignoli

Fu colpito da infarto 12 anni fa e fu letteralmente preso per i capelli. A maggio ha preso il Covid-19 assieme a tutta la sua famiglia ed è finito in terapia intensiva e poi in subintensiva. Ma non si è arreso, ce l’ha fatta, è guarito e domani tornerà in pista a correre per dire al mondo che ce l’ha fatta e che è meglio vaccinarsi per non correre rischi come lui. Il caldierese Roberto Rossignoli, 48 anni, riparte dalla Caminada de l’acqua calda dopo la sua brutta esperienza: a causa del virus pandemico a maggio è finito in terapia intensiva e si è visto veramente la morte in faccia. Anche perché era un soggetto a rischio, dato che nel 2009 aveva avuto un infarto. I medici lo davano per spacciato, fino alla notizia dei primi lievi miglioramenti a partire dal 13 maggio scorso.

Rossignoli ha superato una primavera ed un’estate a dir poco difficili ed ha appena avuto l’ok per riprendere l’attività non agonistica della corsa, che ha iniziato a praticare dieci anni fa. «La corsa è arrivata nella mia vita dopo il mio infarto che ho avuto nel dicembre del 2009», racconta. «A seguito dell’angioplastica eseguita dal professor Flavio Ribichini, direttore dell’unità di Cardiologia Aoui di Verona, ho seguito il programma di riabilitazione, che mi ha permesso di riprendere in mano la mia vita». Rossignoli ha smesso di fumare ed ha iniziato a seguire una ferrea dieta alimentare, a praticare sport per salvaguardare la sua salute e prevenire problemi a livello cardiovascolare. «Ho iniziato dapprima con bicicletta e nuoto e poi sono passato alla corsa», ricorda, «che mi dà un grande senso di libertà e mi permette di scaricare lo stress, una delle cause che ha causato il mio infarto».

Prendersi il tempo per praticare sport è fondamentale. Rossignoli ha capito tutto questo grazie anche alla dottoressa Lorella Fontana della psicologia clinica dell’Aoui dell’ospedale di Borgo Roma che lo ha seguito nel percorso di riabilitazione cardiologica.

Dieci anni fa, il paziente oggi guarito è stato segnato da un gravissimo lutto: la perdita del figlio Paolo appena infante. «Nella corsa ho trovato la serenità, la consapevolezza di poter continuare a vivere anche con l’assenza fisica di mio figlio, imparando a cogliere il bello della natura che mi sta attorno dove corro», confessa. Nella consapevolezza dell’importanza della prevenzione, Roberto Rossignoli ha partecipato al corso di primo soccorso e per imparare ad usare il defibrillatore e si è già ritrovato a utilizzarlo per tentare di rianimare altre persone, tra cui il suocero Tullio Lonido, per il quale però era già troppo tardi e se n’è andato proprio per un attacco cardiaco.

Rossignoli avrebbe voluto tanto anche diventare donatore di sangue, ma i suoi pregressi problemi cardiaci non glielo hanno permesso, così opera comunque come volontario dell’Avis comunale di Caldierino e Caldiero, di cui la moglie Angelina Lonido è la presidentessa, promuovendo l’importanza della donazione di sangue.

Nel periodo della pandemia ha sempre sostenuto con forza la vaccinazione e lo vuol fare ancora di più oggi, dopo aver vissuto anche la drammatica esperienza di stare sul letto della terapia intensiva, pochi mesi fa: si vede che il destino non si era abbastanza accanito contro di lui. «Domenica la mia corsa per la vita che ho riavuto due volte, vuole essere un ringraziamento e un segno di rinascita», assicura Rossignoli. «Intendo con questa partecipazione ringraziare i medici, gli infermieri ed gli operatori sanitari tutti che mi hanno curato e guarito, il mio medico curante, l’unità Auoi di Verona del policlinico di Borgo Roma, dal Reparto malattie infettive alla subintensiva, fino alla rianimazione». «Domenca correrò per me stesso e anche per i sanitari, per valorizzare il loro grande lavoro», sottolinea. «Corro per ricordare a tutti che il Covid 19 lo possiamo sconfiggere insieme solo col vaccino. Corro anche in ricordo di mio figlio Paolo, per promuovere la prevenzione delle malattie cardiovascolari e corro perché correndo mi sento bene». Rossignoli promette che a breve la sua grande famiglia aprirà una raccolta fondi per donare un nuovo cardiotocografo al reparto di ginecologia e ostetricia dell’ospedale Girolamo Fracastoro di San Bonifacio. «È un nosocomio a cui siamo molto legati», conclude Rossignoli.

Zeno Martini

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