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In pochi minuti il Chiarenzi è pronto all’accoglienza

A destra, l’arrivo di un anziano all’ex ospedale Chiarenzi di Zevio
A destra, l’arrivo di un anziano all’ex ospedale Chiarenzi di Zevio
A destra, l’arrivo di un anziano all’ex ospedale Chiarenzi di Zevio
A destra, l’arrivo di un anziano all’ex ospedale Chiarenzi di Zevio

Paola Dalli Cani Sole a picco, caldo torrido: erano le 14.45 quando, su un’ambulanza della Croce verde in testa a un trio di mezzi di soccorso, è arrivata al Chiarenzi di Zevio la prima dei nuovi ospiti dell’ex ospedale. In questa struttura, dismessa cinque anni fa e riattivata in una sola settimana quando sembrava necessaria per fronteggiare l’emergenza Covid-19, è dunque ripartita la normalità per 83 ospiti trasportati dalla casa di riposo di Albaredo d’Adige andata distrutta dalle fiamme. «Appena avuta notizia di ciò che è accaduto ho chiamato subito Flavio Pasini, presidente della Conferenza dei sindaci, e gli ho ricordato che avevamo un contenitore immediatamente disponibile per accogliere operatori e ospiti e, soprattutto, a soli 15 chilometri da Albaredo, così da non disperderli e poter venire incontro anche ai familiari», spiega all’ingresso del Chiarenzi, in quei momenti concitati, il sindaco Diego Ruzza. «In pochissimo tempo», prosegue, «il direttore generale dell’Ulss 9 Pietro Girardi è stato informato, mi ha telefonato confermando che aveva avuto la stessa idea e da lì è partita la mobilitazione. Ho chiamato il collega Giovanni Ruta e, dopo avergli manifestato tutta la mia solidarietà, gli ho confermato la nostra piena disponibilità». In pochi minuti Ruzza ha allertato forze dell’ordine per gestire al meglio il trasferimento, ha richiamato al lavoro gli operai del Comune, ha preso contatti con i tecnici dell’Ulss 9, ha allertato le squadre Ana di protezione civile Medio Adige e Isolana e Anc. Poi, dopo il primo arrivo, è iniziato il via vai dell’ascensore che dal cortile del Chiarenzi conduce al primo piano della struttura e cioè ai 45 posti del blocco Sud, ai 27 del blocco Est e ai 45 dell’ala Ovest, tutti ritrasformati in struttura di degenza dalla protezione civile dell’Ana. Alle 14.45 l’ospedale era già stato riaperto, i carabinieri delle stazioni di Zevio e Ronco all’Adige già operativi in strada per agevolare l’andirivieni dei mezzi di soccorso e all’entrata per limitare gli accessi alle sole persone impegnate nella maxi emergenza. Fuori dai cancelli sono rimasti anche i tanti familiari degli ospiti che si sono spostati da Albaredo d’Adige a Zevio sperando di vedere anche solo per qualche minuto i loro cari: c’era, però, da far presto, riducendo al massimo il disagio per gli anziani, già fragili e sicuramente scossi, e nessuno ha avuto di che eccepire. Dieci minuti il tempo massimo di sistemazione degli ospiti e poi via, di nuovo alla guida, per tornare ad Albaredo e riprendere a far la spola. Nel viavai l’arrivo degli operatori della Csa di Albaredo, di animatori, medici, infermieri e personale straordinario richiamato al lavoro: alle 14.55 l’arrivo dei gestori della casa di riposo andata in cenere, poi i pulmini con a bordo gruppi di anziani, personale delle ditte di pulizie, e alle 15.38 il camion cisterna con l’ossigeno. È andata avanti così fino alle 18.30 quando è stata annunciata la partenza degli ultimi quattro trasferimenti. Alla cena di ospiti e operatori hanno provveduto le case di riposo di Zevio, Ronco all’Adige e altre della zona messesi subito a disposizione per aiutare. «È stato riattivato tutto a tempo di record», il commento a fine giornata di Ruzza, che si ritrova con le lacrime agli occhi. «Ho una montagna di grazie da dire, questa è stata una prova straordinaria di efficienza, efficacia e straordinaria solidarietà». • P.D.C.

Paola Dalli Cani

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