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In paese cittadini di 76 nazionalità diverse

Cittadini stranieri davanti alla questura in attesa di accedere all’ufficio immigrazione
Cittadini stranieri davanti alla questura in attesa di accedere all’ufficio immigrazione
Cittadini stranieri davanti alla questura in attesa di accedere all’ufficio immigrazione
Cittadini stranieri davanti alla questura in attesa di accedere all’ufficio immigrazione

Settantasei Paesi del mondo ospiti di San Bonifacio, il comune veneto dove più alta è l’incidenza di cittadini non nati in Italia. È il primato che per il 2020 viene riconosciuto al grosso centro dell’Est veronese da Fondazione Leone Moressa, istituto di studi e ricerche che dal 2002, su iniziativa dell’Associazione artigiani e piccole imprese di Mestre-Cgia, si occupa di fenomenologie e problematiche relative alla presenza straniera sul territorio. I dati relativi al 2020 assegnano a San Bonifacio il 17,6 per cento di cittadini nati all’estero (stando ai dati Istat 3.633 sui complessivi 20.680 abitanti): seconda in classifica Conegliano, in provincia di Treviso, a quota 16,9 per cento. Analizzata la situazione dei primi venti comuni con più di cinquemila abitanti, la classifica regionale vede occupare da località veronesi ben sei posti: oltre al primato di San Bonifacio, Nogara è al quarto posto (16 per cento di incidenza), Monteforte d’Alpone 14° (14,4 per cento), Verona al 15° (14,2 per cento), Mozzecane al 16° (14,1 per cento) e Caldiero, con incidenza del 14 per cento, è al diciottesimo posto. Anche guardando alla classifica dei capoluoghi di provincia la nostra primeggia: Verona, infatti, è la provincia veneta con l’incidenza più alta, l’11,6 per cento pari a 106.932 persone sul totale di 922.291 abitanti. «La tendenza va verso la stabilizzazione del fenomeno», dice il sindaco Giampaolo Provoli, «e non registriamo nuovi arrivi ma, anzi, la presenza continuativa per oltre dieci anni che si traduce in un numero costante di atti di cittadinanza. Ne formalizzo quattro-cinque a settimana e quando lo faccio mi piace capire chi ho davanti: ho verificato così che si tratta di persone che hanno sempre avuto una certa continuità con lo studio come col lavoro». La conferma è doppia e dopo il lockdown ancora più evidente: per la Fondazione, nel 2020 in Veneto i nuovi ingressi sono scesi dell’1 per cento, dato che si traduce in cinquemila persone in meno, ed il 70 per cento di questi è per motivi familiari. All’ufficio anagrafe, poi, si è passati dalle 352 cittadinanze del 2015 e 2016, alle 163 del 2019 e alle 162 del 2020. «Sono cittadini che si sono integrati, e si vede. Certo», riconosce Provoli, «in alcuni quartieri ci sono situazioni difficili, responsabilità di uno sparuto gruppo di persone che sono monitorate perché già sorprese in attività illecite. Direi che il 90 per cento dei cittadini nati all’estero sono persone perfettamente inserite nel tessuto economico e sociale del paese ed è un grande traguardo scoprire che non esiste più la barriera linguistica che anni addietro isolava le donne». La percezione, però, spesso è diversa: lo attesta la costante e fruttuosa attività operativa dei carabinieri come della polizia locale che in 9 casi su 10 individua stranieri come autori di reati. «San Bonifacio è luogo strategico, crocevia di grandi vie di comunicazione: basta pensare alla stazione ferroviaria. Poi attira perché c’è il benessere e lo sviluppo economico, l’industria ed il commercio e dove circola denaro il terreno risulta particolarmente fertile. Sono troppi?», allarga il discorso Provoli prendendo a prestito commenti sentiti tante volte, «il nostro benessere passa anche da quella manodopera che queste persone possono garantire». Un dato su tutti: i 248.700 occupati stranieri in Veneto (l’11,8 per cento del totale) contribuiscono al valore aggiunto regionale per 14,8 miliardi (il 10,8 per cento del Pil veneto). «Se sono per lo più straniere le persone che in maniera recidiva delinquono, e da noi più e più volte vengono fermate persone già note», conclude Provoli, «forse è perché le norme non sono così efficaci e la certezza della pena non c’è».•.

Paola Dalli Cani

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