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«In farmacia come in avamposto»

Il dottor Matteo Vanzan, contitolare della farmacia di San Pietro di Lavagno. Appartiene a una storica famiglia di farmacisti
Il dottor Matteo Vanzan, contitolare della farmacia di San Pietro di Lavagno. Appartiene a una storica famiglia di farmacisti
Il dottor Matteo Vanzan, contitolare della farmacia di San Pietro di Lavagno. Appartiene a una storica famiglia di farmacisti
Il dottor Matteo Vanzan, contitolare della farmacia di San Pietro di Lavagno. Appartiene a una storica famiglia di farmacisti

Il dottor Matteo Vanzan, 46 anni, contitolare con la madre Luisa Bertoli della storica farmacia di San Pietro di Lavagno, segretario di Federfarma Verona, è diventato anche segretario di Federfarma Veneto, che rappresenta oltre 1.300 farmacie dell’intera regione. Affianca il presidente al vertice dell’associazione veneta Andrea Bellon, la sua vice Claudia Pietropoli e il tesoriere Giovanni Battista Scaroni nel nuovo consiglio di presidenza. Vanzan viene da una famiglia storica di farmacisti: il nonno Francesco acquistò la farmacia di San Pietro nel 1922 ed era a sua volta figlio di Ferdinando, farmacista a Montebello Vicentino. Il papà anche lui Ferdinando come il nonno, era direttore della farmacia dell’ospedale psichiatrico di Marzana e lasciò in gestione la farmacia di famiglia alla moglie Luisa Bertoli, che ancora oggi, ottuagenaria, è presente tutti i pomeriggi ad aiutare il figlio e la nuora Maria Chiara, assieme a una dottoressa che è dipendente, ma assente in questi giorni per maternità. «Devo molto a mia madre, perché papà morì giovane quando io ero ancora all’ultimo anno delle superiori. Lei si accollò, pur con quattro figli, il compito di tenere aperta la farmacia fino alla mia laurea, per avere finalmente un aiuto», riconosce il dottor Vanzan. L’incarico di oggi arriva dopo vent’anni di attività e sei anni nel direttivo di Federfarma Verona. «Ringrazio i colleghi veronesi, la presidente Elena Vecchioni e il direttivo per la proposta del mio nome e il sostegno che ne è derivato anche dai colleghi della regione. È un riconoscimento importante e di particolare impegno con l’attuale situazione sanitaria che vede la farmacia sempre più indispensabile alle comunità territoriali, in particolare nelle zone di periferia e in quelle rurali dove spesso rappresenta l'unico e ultimo avamposto del Sistema sanitario nazionale», riconosce il neo segretario regionale. Ha alle spalle anche una lunga militanza nel Banco farmaceutico, di cui è stato fondatore ed è attualmente delegato provinciale. Sull’esempio del Banco alimentare, coinvolge oltre 1.500 enti socio assistenziali in Italia che fanno della solidarietà alle persone indigenti la loro missione. Per un anno è stato anche presidente dei farmacisti rurali, un impegno che ha risvolti anche sociali riconosciuti dallo Stato e dalla Regione per il presidio che queste farmacie rappresentano sulla realtà territoriale. «Se ne sono resi conto tutti con la recente epidemia di Covid-19. Dalla popolazione ma anche dalle massime autorità, dal presidente Mattarella al pontefice papa Francesco, sono arrivate parole di apprezzamento per i sanitari e per noi farmacisti che abbiamo tenuto aperte e accessibili le nostre strutture. Ho vissuto giorni e notti in farmacia, portando anche i medicinali a casa di chi non poteva spostarsi perché malato o positivo, come hanno fatto tanti altri colleghi. Qui era il deserto. C’eravamo io e i carabinieri del posto di blocco in strada. Chi poteva veniva in farmacia ma erano tantissime le telefonate anche solo per un aiuto e un conforto di tipo psicologico. Siamo stati per mesi l’unico punto di riferimento sul territorio. È stata una fatica importante ma anche il riconoscimento del nostro ruolo di operatori sanitari sul territorio. Ci sono stati 15 farmacisti morti di Covid in Italia ma a Verona nonostante questa esposizione non c’è stato neanche un positivo e pochissimi sono stati in tutto il Veneto», aggiunge Vanzan. Ora lo aspetta l’incarico regionale con sfide importanti: «L'emergenza Covid ha bloccato la pubblica amministrazione, ma i discorsi vanno ripresi e si devono concretizzare. Penso ai tanti protocolli in essere come ad esempio quello per lo screening del colon-retto: nelle varie provincie ci si muove senza uniformità. È un servizio al cittadino che facciamo gratuitamente con la distribuzione del kit per l’esame accompagnato dalle istruzione e dal chiarimento dei dubbi. Poi occorre far partire l’accordo sul centro unico di prenotazione ospedaliero», prosegue Vanzan, «e i pazienti hanno diritto di ricevere dalla farmacia la propria prenotazione risparmiando tempo e spostamenti. Dovrebbe valere anche a livello regionale perché non è giusto, se la sanità è unica e regionale, che un veronese che abbia bisogno di una visita specialistica a Padova debba fare prima il giro dei telefoni di sette province». •

Vittorio Zambaldo

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