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Imprese a rischio per mafia e usura

Nicola Baldo, Roberto Iraci Sareri, il sindaco Giampaolo Provoli e il capitano Alberto Saggio FOTO DIENNE
Nicola Baldo, Roberto Iraci Sareri, il sindaco Giampaolo Provoli e il capitano Alberto Saggio FOTO DIENNE
Nicola Baldo, Roberto Iraci Sareri, il sindaco Giampaolo Provoli e il capitano Alberto Saggio FOTO DIENNE
Nicola Baldo, Roberto Iraci Sareri, il sindaco Giampaolo Provoli e il capitano Alberto Saggio FOTO DIENNE

Essere in difficoltà economica non significa aver fallito, non può essere qualcosa di tanto umiliante da rendere impossibile chiedere aiuto: così si spalancano le braccia alle infiltrazioni criminali, così si regala una strada direttissima alle organizzazioni che mirano solo a piazzare un colletto bianco in un’azienda che lavora e fa utile. Lo ha detto a chiare lettere, domenica a San Bonifacio, Alberto Saggio, capitano della Compagnia della Guardia di finanza di Soave. Ad affrontare il tema lo aveva chiesto lui stesso, al sindaco Giampaolo Provoli, lo scorso aprile: «A metà mese ed in pieno lockdown c’erano segnali molto preoccupanti. Serviva per questo un momento di confronto con le categorie», ha spiegato Saggio. L’occasione è arrivata dalla versione settembrina dell’Antica fiera di San Marco che da sempre, nei suoi 145 anni di storia, mette al centro il commercio, l’impresa, l’artigianato. Un tessuto florido «ma al tempo stesso fragile, soprattutto nel settore edilizio. Le difficoltà hanno spianato la strada a realtà criminali con massicce disponibilità economiche da lavare: spostamenti di flussi di denaro, acquisizioni di aziende, negoziazioni e contratti richiedono una grande attenzione rispetto a chi siano gli acquirenti. Non ci si può fermare all’offerta allettante, ma si deve chiedere aiuto a chi può saperne di più», l’appello di Saggio. «cioè la Guardia di finanza e le associazioni di categoria». Ad esse si aggiunge, per voce del manager Giovanni Fontana, anche l’importante rete rappresentata dal Distretto del commercio. «Non serve avere certezze», ha rimarcato Saggio, «potrebbe essere troppo tardi: va segnalato anche il dubbio perchè solo così si tutelano imprese e libertà d’impresa». A far suonare il campanello d’allarme anche il sindaco Provoli: «Ribassi enormi senza motivo, scontistica dubbia devono far sorgere domande: la qualità della vita parte dal rispetto della legalità». Qualche fattispecie Saggio l’ha indicata, ci vanno aggiunti i casi di «fatturifici» che ogni tanto fanno capolino ma pure contraffazione, usura, abusivismo. «Nel 2018 Verona è stata in cima alla classifica veneta per imprese sospette», ha esordito Roberto Iraci Sareri (presidente di Confartigianato Verona) ricordando come, spesso, contraffazione e abusivismo fanno rima con sicurezza. «È un fenomeno che riguarda anche i ricambi delle automobili, il settore benessere, acconciatori ed estetisti che durante il lockdown lavoravano nelle case: anche chi ne ha usufruito ha cagionato un danno. Quanto all’usura, è il segno del fallimento del sistema e meno se ne parla più il quadro si fa difficile. Collaborazione?», ha concluso Iraci, «Siamo pronti, ma a patto di non essere sempre quelli presi di mira a prescindere». Una palude, insomma, ma se ne viene fuori: «Le associazioni di categoria non sono coinvolte e, quindi, non hanno paura e possono accompagnarvi», l’invito di Nicola Baldo (vice presidente di Confcommercio Verona) al mondo delle imprese. «L’usura c’è dove c’è benessere, ma a Verona c’è anche uno sportello usura, c’è la rete messa in piedi con Camera di commercio e Avviso pubblico, c’è la Consulta della legalità e ci sono i Confidi». Stando ai dati di Baldo, sono 80 le aziende del veronese confiscate perché legate alla criminalità organizzata: «Serve andare un po’ più in là del vantaggio immediato, serve che i cittadini rispettino le regole anche quando non ci fa comodo». Il post Covid, sulla carta, è stato accompagnato da misure di sostegno, «che però», osserva Baldo, «non hanno canali adeguati. Ecco, allora, che ti si presenta un tizio che nella 24 ore ha il mondo intero». Non sfuggono le banche che, in qualche caso, sono state la causa di chiusura di aziende per usura e anatocismo: se Provoli ha richiamato ad una «maggiore professionalità e moralità dal mondo del credito che deve ritornare a essere una istituzione», Saggio ha confermato come «gli scandali siano usciti grazie al lavoro della polizia valutaria della Guardia di finanza, perché le banche sono comunque imprese sottoposte a controlli». Periodici e troppo poco frequenti, secondo il mondo dell’impresa. •

Paola Dalli Cani

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