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Il ritorno di Napoleone, si spara sul ponte

La rievocazione della battaglia del 1796Fucilieri francesi sparano contro le truppe nemicheUna cannonata a salve sul ponte di Arcole FOTOSERVIZIO DIENNE
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La rievocazione della battaglia del 1796Fucilieri francesi sparano contro le truppe nemicheUna cannonata a salve sul ponte di Arcole FOTOSERVIZIO DIENNE
La rievocazione della battaglia del 1796Fucilieri francesi sparano contro le truppe nemicheUna cannonata a salve sul ponte di Arcole FOTOSERVIZIO DIENNE

Una grande battaglia, avvenuta in un piccolo paese, ma che proprio questo scontro, è famoso in tutto il mondo. Napoleone Bonaparte al comando di oltre 200 ricostruttori storici (come preferiscono farsi chiamare) è tornato ad Arcole ieri, per riconquistare il ponte della storica battaglia sull’Alpone, combattuta qui tra il 15 e il 17 novembre del 1796. Il figurante che ha impersonato il generale corso, ha attravesato l’Alpone con la bandiera della Repubblica di Francia, alle 11,40, dopo una serie di attacchi, contrattacchi ed ritirate. Rievocatori provenienti dal nord e dal centro della Francia, dalla città belga di Waterloo e poi l’intera associazione dell’Armée d’Italie, al comando del generale repubblicano e maresciallo di Francia Andrea Massena (o Andrè Massenà alla francese), al secolo Luciano Casolari, da 30 anni sulle scene delle rievocazioni di tutta Europa. È stato lui il regista della battaglia ricostruita per l’undicesima Fiera nazionale di San Martino e dell’Arcole Doc, che si è conclusa proprio ieri. Infine, l’intera guarnigione della Serenissima, del XVI Reggimento Treviso. I ricostruttori storici italiani, giunti già venerdì sera in parte e poi sabato mattina, provenivano dal Veneto (Buttapietra, Padova e Treviso), dall’Emilia Romagna (Ferrara e Parma), dalla Lombardia, dal Friuli (Udine)e dal Piemonte. «Un modo anche per fare memoria ed onorare gli oltre 10 mila soldati caduti qui ad Arcole, nell’arco di tre giorni nel 1796», afferma il sindaco Alessandro Ceretta. Morirono soprattutto giovani francesi, croati e italiani, pieni di speranza ed ideali. Ospiti della rievocazione sono stati l’europarlamentare Rosanna Conte e Roberto Bussola, che è segretario del console Isabelle von Schonfeldt dell’ambasciata austriaca in Italia. «La nostra vuole essere una ricostruzione storica a livello filologico», ci ha spiegato prima della manifestazione il generale Massena, alias Luciano Casolari, «facendo sperimentare ai partecipanti, come vivevano i soldati dell’epoca, non nelle tende ad esempio, ma in accampamenti, dormendo davvero sulla paglia e cucinando il rancio sopra il fuoco a cielo aperto». «L’Armée d’Italie ha combattuto in anniversari di storiche battaglie a Mosca, in Spagna, in Inghilterra, in Francia ed è stata di recente al bicentenario della battaglia di Waterloo, dove sono intervenuti 10 mila rievocatori», ha raccontato Casolari. «Da noi vige la disciplina militare, secondo la nostra gerarchia, che non segue quella della vita reale. Infatti, quando indossiamo queste divise storiche, può avvenire che un operaio o un contadino diano ordini ad un medico e a un commercialista e può accadere che un professionista sia sottoposto ad un metalmeccanico. La selezione che facciamo è molto severa», assicura il Massena agli ordini del Bonaparte, «non è detto che un dottore o un laureato abbia capacità di comando superiori a quelle di un operaio o di un falegname». Quattro i cannoni da tre, sei e nove libbre, che hanno sparato con polvere da sparo vera, ma senza palle di ferro, solo caricati con carta: tuttavia hanno fatto un gran baccano lo stesso, tanto da far vibrare il nuovo ponte sul torrente. E poi gagliardetti dei battaglioni, moschetti con la baionetta, armi vere, solo caricate a salve. Tre rievocatori dei Cacciatori a cavallo su tre destrieri, divise ricostruite nei minimi particolari persino con gli zaini in pelle di mucca e le scarpe e gli stivali monopiede, alquanto preziosi, perché, all’epoca, le scarpe non avevano numeri: si adattavano ai piedi di chi li portava. Tantissimi gli spettatori, non solo veronesi, ma anche da fuori provincia, ad esempio da Treviso e Venezia. Segno dei tempi, per la prima volta ad Arcole, tra gli oltre 200 rievocatori, c’era anche un giovane di colore, con la divisa asburgica, addetto ad un cannone. Al termine della manifestazione, mentre il ragazzo riponeva il cannone sul furgoncino, qualcuno dei passanti ha notato che era tutto sporco di nero nelle mani, in volto e sulla divisa, a causa della polvere da sparo del cannone. Così il giovane ha ironizzato, causando l’ilarità: «Non ho uno spazio bianco da nessuna parte». •

Zeno Martini

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