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La tragedia di Veronella

Il grido della mamma per i suoi due «bambini»: «Avrete 16 e 18 anni per sempre». Il pianto dei compagni di scuola

Lo strazio Il dolore dei familiari e degli amici più stretti
Lo strazio Il dolore dei familiari e degli amici più stretti
Lo strazio Il dolore dei familiari e degli amici più stretti
Lo strazio Il dolore dei familiari e degli amici più stretti

Tutta la vita davanti, sogni e traguardi da raggiungere, cose importanti da realizzare. È possibile, in questa o in una dimensione sconosciuta all’uomo, se si cammina nella luce della sua fede e ad essa ci si affida. «Avrete 16 e 18 anni per sempre»: sono queste le parole che la famiglia dei fratelli Balpareet Kaur ed Amritpal Singh hanno scelto per lenire un «dolore che distrugge» e che ieri, alla veglia di commiato accolta alle celle mortuarie dell’ospedale Fracastoro di San Bonifacio, ha gridato.

Lo ha fatto nei lamenti strazianti di mamma Sarabjit che i suoi «bambini» li ha rivisti ieri: per la prima volta, dopo il tragico e fatale volo in auto che il 15 gennaio li ha strappati alla vita assieme a Vishal Klair, l’amico diciannovenne che alla guida della Peugeot 206 stava accompagnando la comitiva (della quale faceva parte anche il coetaneo Amrinder Shergill, miracolosamente sopravvissuto all’incidente) al centro commerciale Adigeo.

 

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Lo ha fatto nel pianto dirotto di decine e decine di giovanissimi, ritrovatisi ieri a fare i conti con una realtà durissima, quella dei volti dei loro amici «addormentati», vestiti dopo essere stati lavati da quella mamma che si è ritrovata a compiere gli stessi amorevoli gesti di cura che ha fatto tante volte in passato, quando i figli erano piccoli. Ora non ci sono più e le restano accanto gli altri quattro ai quali ha dato luce. Monteforte si ricomposto completamente attorno a questo indescrivibile dolore di una famiglia diventata del paese.

 

Anche gli studenti al commiato 	FOTOSERVIZIO DIENNE
Anche gli studenti al commiato FOTOSERVIZIO DIENNE

 

Le maestre e i compagni

A stringersi ad essa, tutto il mondo dei due ragazzi, quello delle maestre delle elementari e dei professori della scuola media di Monteforte, dove sono cresciuti i due fratelli e dove oggi studia il più piccolo della famiglia, quello del Centro di formazione San Gaetano che Amritpal aveva concluso lo scorso anno e quello dell’Istituto superiore Sartori di Lonigo che la dolce Balpareet frequentava. E poi tanti amici, indiani ed italiani, l’arancio dei turbanti a raccontare il coraggio davanti alla morte, qualche pashima bianca adagiata sul capo ad esprimere il lutto.

È stata la prova più dura, per mamma Sarabjit; sabato, accompagnata dai figli, aveva trovato la forza di stringersi al dolore di Jeet, la mamma di Vishal: tanti avevano notato al suo polso il kara, il bracciale benedetto al quale viene attribuita una valenza sacra e che è simbolo della responsabilità e della fedeltà a Dio. Un atto d’amore, insomma, per come era stato vissuto davanti ad un dramma che ha unito tragicamente i destini di due famiglie: a loro, ad Amritpal, Balpareet e Vishal sono andate domenica le preghiere della messa celebrata da don Zeno Bellamoli alla quale ha partecipato un gruppo di montefortiani indiani.

Tutti si sono uniti nella recita corale dell’Eterno riposo. Comunità che abbraccia, quella di Monteforte, che ieri anche il sindaco Roberto Costa ed il dirigente dell’Istituto comprensivo Giuseppe Boninsegna, hanno simbolicamente riunito ai piedi di quelle due bare bianche, quasi immerse nella distesa di fiori con cui in tanti hanno scelto di tradurre l’ultimo abbraccio.•.

Paola Dalli Cani

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