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Il «don» sposato torna a dire messa

Giuliano Costalunga nell’incontro a Villa de Winkels a Tregnago FOTO DIENNE
Giuliano Costalunga nell’incontro a Villa de Winkels a Tregnago FOTO DIENNE
Giuliano Costalunga nell’incontro a Villa de Winkels a Tregnago FOTO DIENNE
Giuliano Costalunga nell’incontro a Villa de Winkels a Tregnago FOTO DIENNE

Un anno dopo l’esplosione dello scandalo seguito alle sue nozze civili col compagno Paolo l’ex parroco di Selva di Progno torna in Val d’Illasi e annuncia l’apertura di una parrocchia della chiesa vetero cattolica: «Per quella cattolica romana, dopo che mi è stata inflitta la pena canonica della perdita dello stato clericale, non sono più un prete ma per la chiesa vetero cattolica (missione della chiesa cattolica progressiva) resto comunque un presbitero e dunque posso celebrare i sacramenti». Detto e fatto. «L’ex don» Giuliano Costalunga, che sabato sera nel salone del ristorante Villa De Winkels a Tregnago ha animato l’incontro pubblico «Fai la differenza», la mattina dopo nello stesso luogo ha celebrato messa. C’erano una ventina di persone all’evento che, come ha detto, «dovevo alla valle, per rispondere a certe domande ma anche per dimostrare che non sono scappato»: tra i presenti pure i carabinieri nel timore che potesse esserci qualche contestazione. DEL RESTO il «prete gay sposato», come ama definirsi, la consapevolezza di essere «scandaloso» ce l’ha e ha tuonato lanciando una feroce invettiva in apertura dell’incontro. Ha giocato così, sul piano del rancore e su quello dell’amore, per tutte e due le ore del suo intervento trasmesso, come la messa della domenica mattina, in diretta Facebook. In platea mamma e suocera, amici di vecchia data, i testimoni delle sue nozze a Gran Canaria: Paolo no, «perché due biglietti aerei ed il terzo per il cane non potevamo permetterceli», ha spiegato. C’è stato comunque suo marito, anche se solo in un audio messaggio denso di amore e incoraggiamento che Costalunga ha fatto ascoltare a tutti anche per zittire le malelingue relative ad una presunta crisi che avrebbe fatto separare i due coniugi. RANCORE e amore, si diceva: rancore contro la Curia di Verona accusata di averlo abbandonato, di aver messo in scena un abbraccio che anziché pacificatore è stato seguito dalla pena canonica. Rancore per una chiesa (quella cattolica romana) che accusa di essere ipocrita, in cui l’omosessualità sarebbe diffusa e dove non mancherebbero situazioni irregolari di preti che sono anche padri. Una Chiesa che, diversamente da quella vetero cattolica, non accoglie, non abbraccia e non accetta: sono le tre parole che stanno nel motto di «quella che non è una setta ma una realtà riconosciuta a livello internazionale, una comunità cattolica separata dalla chiesa romana sul dogma dell’infallibilità del Papa dopo il Concilio vaticano I», ha detto Costalunga addentrandosi nel suo oggi ma anche nel suo domani. Lui si sente prete, «l’unica cosa che è cambiata è la mia collocazione», quel che ha vissuto non lo ha allontanato da Dio ma esattamente il contrario, e nella chiesa vetero cattolica ha trovato una «famiglia» pronta ad accoglierlo senza giudicarlo. LO HA DETTO apertamente che l’idea di aprire due parrocchie, una nell’Est veronese ed una a Playa del Inglés, a Gran Canaria, è espressione della libertà religiosa ma anche che «un po’ di sana concorrenza non fa male a nessuno». Carico, sia nel criticare duramente i suoi 23 anni di servizio nella chiesa cattolica romana che nell’invitare le persone a seguirlo sulla nuova strada: «La Bibbia è la stessa, la messa è la stessa, ti confessi se vuoi sennò all’inizio della messa c’è l’assoluzione collettiva. Questa chiesa è una gioia», ha detto. Critiche tante, ma anche un «grazie alla terra veronese per avermi dato il dono del sacerdozio», terrà che rispetterà scegliendo di non essere lui la guida della nascente nuova parrocchia che seguirà da Gran Canaria e raggiungerà periodicamente. Eccolo il suo futuro, un futuro differente iniziato da una storia che, a breve, sarà anche in libreria. •

Paola Dalli Cani

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